EMILIO SERGIO
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La prospettiva hobbesiana non era perseguibile, non solo perché
non faceva i conti con l’idea che la conoscenza della natura umana do-
vesse passare per una
storia
delle origini remotissime della civiltà, del
diritto, della religione e delle lingue, ma anche perché non rileggeva
questa storia in chiave provvidenzialistica. Hobbes, in fondo, non si al-
lontanava dalla filosofia del ‘caso’ di Epicuro.
Questa Degnità stabilisce che nello stato eslege la provvedenza divina
diede principio a’ fieri e violenti di condursi all’
Umanità
ed ordinarvi le na-
zioni, con risvegliar in essi un’idea confusa della Divinità, ch’essi per la loro
ignoranza attribuirono a cui ella non conveniva; e così, con lo spavento di tal
immaginata divinità, si cominciarono a rimettere in qualche ordine.
Tal principio di cose, tra i suoi fieri e violenti, non seppe vedere
Tom-
maso Obbes
, perché né andò a truovar i princìpi errando col ‘caso’ del suo
Epicuro; onde, con quanto magnanimo sforzo, con altrettanto infelice
evento, credette d’accrescere la greca filosofia di questa gran parte, della
quale certamente aveva mancato (come riferisce Giorgio Paschio,
De erudi-
tis huius saeculi inventis
), di considerar l’uomo in tutta la società del gener
umano. Né
Obbes
l’arebbe altrimente pensato, se non gliene avesse dato il
motivo la cristiana religione, la quale inverso tutto il genere umano, non-
ché la giustizia, comanda la carità
48
.
Proprio perché, com’è stato detto, la prospettiva hobbesiana, evo-
cata da Vico accanto a quella di altri autori, costituiva l’emblema di
più di una tradizione filosofica (utilitaristica, materialistica, anti-prov-
videnzialistica e forse anche giansenista) che Vico intendeva combat-
tere nei suoi fondamenti, la ricezione vichiana di Hobbes può diven-
tare un elemento prezioso (certo, non l’unico) per comprendere
come
la risposta vichiana ai problemi posti dalla tradizione andasse co-
struendosi – foss’anche attraverso l’uso di «concetti» e lemmi di «anti-
ca o recente matrice scolastica»
49
– in conseguenza di
un
ordine di pro-
di Vico, con la pubblicazione di un
Saggio di giurisprudenza universale
(1760), assume-
va la tesi vichiana dell’erramento ferino con un taglio interpretativo che pareva per
l’appunto incarnare il tipo di lettura che Vico
non
avrebbe voluto ricevere. Sul tema,
cfr. B. C
ROCE
,
Bibliografia vichiana, accresciuta e rielaborata da Fausto Nicolini
, Napoli,
1947-48, vol. I, pp. 263-270; F. N
ICOLINI
,
La religiosità in G. Vico
, cit., pp. 10-15; A.
M
ONTANO
,
op. cit.
, pp. 25-40.
48
Sn44
, lib. I, § 179, pp. 507-508.
49
C. V
ASOLI
,
Vico, Tommaso d’Aquino e il tomismo
, in questo «Bollettino» IV
(1974), p. 35.