HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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blemi totalmente nuovo
, a cui la stessa tradizione non aveva pensato, e
che la prospettiva ‘storico-antropologica’ della
Scienza nuova
aveva
inevitabilmente aperto.
In questa direzione, l’opportunità di valutare la ricezione vichiana
di alcune linee problematiche della tradizione antica e moderna alla
luce della ‘discontinuità’ filosofica e gnoseologica realizzata nella
Scienza nuova
– per la quale i testi di quella tradizione non erano più
in grado di fornire risposte adeguate
50
– consentirebbe di riaccertare,
sul terreno concreto di precise analisi storiografiche
51
, il situarsi di
Vico «in quell’incrocio intellettuale che, da Leibniz a Kant e alle pri-
me filosofie post-kantiane, è stato definito col termine generale di
‘origini dello storicismo’»
52
.
Vico doveva fare i conti con la precisa funzione della prospettiva
lucreziano-hobbesiana nel sistema della
Scienza nuova
: una delle fina-
lità dell’opera era quella di ritorcere quella prospettiva contro i suoi
sostenitori, e Vico non poteva limitarsi ad una semplice contrapposi-
zione (come avevano fatto molti razionalisti suoi contemporanei e con-
terranei), ma doveva dimostrare che la tesi dell’erramento ferino, con
ciò che essa implicava nel pessimismo antropologico di matrice hobbe-
siana, non era sostenibile per ragioni metodologiche e teologico-meta-
fisiche – l’assenza della chiave storico-antropologica e provvidenziali-
stica. Il più grave limite della tesi lucreziano-hobbesiana era stato non
solo quello di immaginare una umanità
perennemente
preda della bar-
barie e del «divagamento» ferino, ma anche quello di credere che i pri-
mi semi delle civiltà umane potessero scaturire
solo
da quell’originario
«divagamento». Per questa ragione Vico si dedicherà così diffusamen-
te, nella
Scienza nuova prima
, a ribattere contro i suoi avversari la tesi
dell’erramento ferino: nelle sue conseguenze teoriche, essa finiva col
confondere le
occasioni
storiche della genesi delle prime forme di vita
civile organizzata con le
cause
, le
circostanze
della prima umanità
socie-
vole
e poi anche ferina, dettate dall’utile, dalla necessità e dal bisogno,
con l’ordine naturale metafisico della storia umana; le
contingenze
sto-
riche con le cause ideali eterne. Vico
doveva
dare spazio alla prospetti-
50
Una circostanza, quest’ultima, che spiegherebbe anche le ragioni profonde del-
l’
intenzione
vichiana, ad un certo punto della sua vita intellettuale, di
non leggere più
libri
.
51
Come il recente studio di R. M
AZZOLA
,
Religione e provvidenza in Vico
, in
questo «Bollettino» XXVI-XXVII (1996-1997), pp. 101-126.
52
G. C
ACCIATORE
,
Interpretazioni storicistiche della
Scienza nuova, cit., p. 6.