HOBBESANAPOLI(1661-1744)
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dere in uno stato
eslege
, quali erano state già elaborate nel
De uno
(1720),
non erano in grado di spiegare, senza il soccorso di una fondazione
metafisica della
mens
, il passaggio storico verso una umanità civilizzata
54
.
Se, da una parte, la tesi fondativa della
Scienza nuova
non poteva
trasformarsi né ridursi in una tesi negativa, sì che, dal 1725 al 1744,
Vico raffinò ulteriormente il senso della fondazione metafisica attra-
verso l’universalità del
sensus communis
e la coincidenza delle forme
storicamente date del linguaggio e dello
ius gentium
; dall’altra, le di-
verse edizioni della
Scienza nuova
restavano la più eloquente, enigma-
tica testimonianza del fatto che il grande progetto di Vico poteva aver
concepito la sua interpretazione della vita e del pensiero di Hobbes
non solo attraverso le letture, sia pure istruttive, dei contemporanei vi-
chiani residenti a Napoli tra fine Seicento e inizi Settecento, ma anche
– foss’anche
via
Pasch, Cumberland, Pufendorf, Bayle etc. – attraverso
il latino del
De cive
(1696) e della
Vitae Hobbianae auctarium
(1682).
E
MILIO
S
ERGIO
54
Non è qui il luogo per affrontare un argomento che meritebbe evidentemente
una trattazione a parte. Mi permetto di rinviare il lettore agli studi sopra citati di
G. C
ACCIATORE
et alii
, al suo
Nuove ricerche sul
Liber Metaphysicus
di Giambattista
Vico
, in questo «Bollettino» XX (1990), pp. 211-221, e alle recensioni agli studi di
F. Fellmann, S. Otto, H. Viechtbauer e R. W. Schmidt, ivi, X (1980), pp. 196-203 e
XIV-XV (1984-1985), pp. 352-355 e 361-366.