FABRIZIO LOMONACO
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È una trasformazione, questa, maturata dal punto di vista teorico nel
riavvicinamento a Vico, letto non più con gli occhi del cattolico-gio-
bertiano, sensibile ai temi dell’ontologia tradizionale e, in particolare, a
quel «principio di creazione», premessa – nella
Lettera filosofica ad An-
tonio Catara-Lettieri
(1858) – dell’entusiastico giudizio su Tommaso
Rossi, avvicinato al contemporaneo filosofo napoletano per le condivise
fonti che vanno a «sboccare nel medesimo mare […] infinito dell’Esse-
re» e per il teorizzato accordo tra l’antichissima tradizione italica e quel-
la cristiana
8
. Mossa dall’intenzione di contribuire al riscatto religioso,
civile e culturale della nazione, la lettura fiorentiniana di Vico apprende
da Spaventa una coerente linea critica che già nell’Introduzione al
Saggio
storico sulla filosofia greca
(1864) sorregge l’elogio del filosofo della
Scienza nuova
, primo e originale teorico del legame tra mitologia e filo-
sofia, del pensiero umano in quanto dinamicità immanente e coscienza
della storia, luogo di conciliazione di individuale e universale: «[…]
Quello che fa l’individuo nella serie dei suoi ragionamenti vien fatto da
tutto l’uman genere nel corso del suo progresso»
9
.
Ma l’attenzione del Mondolfo sul Vico di Fiorentino è motivata, so-
prattutto, dall’identificazione del pensiero moderno con quel processo
di «immanenza dell’assoluto» che, nelle
Lettere sovra la Scienza nuova
(1865), si coglie nell’interpretazione del principio fondamentale della
Provvidenza, «tutta umana», riportata soltanto alla «persuasione che
noi ne abbiamo», alla «persuasione che gli umani eventi abbiano una
norma che li moderi e li governi». Eppure, non si tratta di eludere in-
certezze e ambiguità che certo non mancano in Vico e che impongono
di riconoscere con Cataldo Jannelli una «provvidenza […] come
azione veramente divina ed esterna», retaggio della vecchia metafisica
nel
De antiquissima
, destinato a essere «corretto» nell’opera del 1725.
rentino cfr.
Sul concetto della Storia della Filosofia di Hegel
.
Lettera al prof. Francesco
Acri
[1872], poi in I
D
.,
Scritti varii di letteratura, filosofia e critica
, Napoli, 1876, pp.
342, 345. «Con Gioberti e con Hegel – si osserva nel 1861 – contrastano due tradizio-
ni, due filosofie, e dirò anche due nazioni […], e sotto questi due celebrati nomi com-
battono filosofia della creazione e filosofia della identità, cattolicesimo e razionalismo,
Italia e Germania» (I
D
.,
Il panteismo di Giordano Bruno
, Napoli, 1861, pp. 142-143).
Su questo brano e, più in generale, sulla fedeltà dell’autore alla scuola hegeliana di
Spaventa, si è soffermato G. O
LDRINI
,
Napoli e i suoi filosofi. Protagonisti, prospettive,
problemi del pensiero dell’Ottocento
, Milano, 1990, pp. 174 sgg. e 184-185.
8
F. F
IORENTINO
,
Lettera Filosofica al Chiarissimo Professore Signor Antonio Cata-
ra-Lettieri
(Catanzaro, 24 agosto 1858), s.i.t., pp. 5-6.
9
I
D
.,
Saggio storico sulla filosofia greca
[…], Firenze, 1864, pp. 3, 5.