ROBERTOMAZZOLA
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tradizionale ruolo ancillare dell’arte sanitaria. Nelle opere botaniche
del Cirillo, infatti, non c’è traccia della rete di quella analogie, similitu-
dini, corrispondenze, simpatie e antipatie tra piante, minerali, animali
e uomini che pervadono, ad esempio, il microcosmo dellaportiano del
trattato di
phytognomica
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, né il Cirillo mostrava particolare interesse
per le piante «utili» all’uomo in un ambiente scientifico dove lo studio
dei vegetali era ancora una disciplina ausiliaria della medicina e la
ricerca si concentrava sulle virtù farmacologiche di erbe e piante che
entravano nella composizione dei rimedi preparati nelle «spezierie»
ospedaliere, private o in quelle annesse ai conventi dei religiosi. Se
consideriamo lo stato della ricerca botanica nella Napoli nei primi de-
cenni del Settecento, noteremo che esso non si presenta molto diverso
da quello di un secolo prima, quando i Lincei partenopei (Fabio Co-
lonna, Ferrante Imparato, Mario Schipani), a vario titolo, erano stati
chiamati da Federico Cesi a collaborare al commentario e all’iconogra-
fia della parte botanica del compendio del
Tesoro messicano
di Franci-
sco Hernandez, approntato dal medico napoletano Antonio Rocchi da
Montecorvino. Il contributo dei Lincei napoletani al complesso
iter
della pubblicazione dell’opera, avvenuta solo nel 1651, è stato rico-
struito da Gabriella Belloni Speciale, che ha scorto nell’accentuato
nesso teoria-prassi dei naturalisti napoletani il riflesso della loro attiva
presenza nelle farmacie cittadine dove
lo studio della botanica si apriva alla conoscenza delle caratteristiche
‘esterne’ dei semplici (cioè al riconoscimento delle specie conosciute, al-
l’individuazione di nuove specie e alla definizione della specie) e alla loro
conoscenza ‘interna’(cioè alla classificazione delle qualità)
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.
Dopo l’esperienza lincea, la ricerca botanica a Napoli segna il pas-
so, a fronte della crescita esponenziale delle piante note, passate dalle
poche centinaia degli inizi del Cinquecento alle quasi diecimila dei
6
G. B. D
ELLA
P
ORTA
,
Phytognomica
, Napoli, Salviano, 1588. L’opera, corredata
da trentadue xilografie raffiguranti varietà vegetali e animali fu ristampata a Francofor-
te nel 1591 e a Rotterdam nel 1650. Impostazione completamente diversa aveva invece
F. C
OLONNA
,
Futobasanos sive plantarum aliqot historia
, Napoli, Carlino e Pace, 1592,
che intendeva integrare e correggere l’opera di Dioscoride.
7
G. B
ELLONI
S
PECIALE
,
La ricerca botanica dei Lincei a Napoli: corrispondenti e
luoghi
, in
Galileo e Napoli
, a cura di F. Lomonaco e M Torrini, Napoli, 1987, p. 75;
A. R
USSO
,
L’arte degli Speziali a Napoli
, Napoli, 1966.
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