SCIENZA E FILOSOFIA DELLA NATURA
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primi del Settecento. Nel corso del Seicento non si registrarono inizia-
tive o contributi teorici significati. Mentre in altre parti d’Europa l’atti-
vità dei naturalisti itineranti si integrava con lo studio e l’osservazione
in vitro
presso le università o in appositi istituti scientifici come l’orto
botanico di Padova, inaugurato nel 1545, o il più celebre
Jardin des
plantes
di Parigi, a Napoli il giardino botanico del naturalista Dome-
nico di Fusco, sebbene, come segnalava Giuseppe Maria Galanti, rac-
cogliesse oltre settecento piante per lo più esotiche, dal 1682 era stato
destinato dall’ospedale dell’Annuziata alla coltivazione delle piante
usate nelle cure mediche. Inutile ricordare che sotto il profilo istituzio-
nale il secolo si chiudeva così come si era aperto, e il progetto del Me-
dinacoeli «di aggiungere alla Reale Accademia i giardini di Santa
Teresa e farvi un orto botanico»
8
rimase lettera morta non meno del-
l’istituzione di un orto botanico auspicato più di ottant’anni prima dal-
la riforma univesitaria del Lemos. Il ritardo pratico e teorico si fa ecla-
tante se consideriamo l’analitica ricognizione della flora locale, avviata
in varie parti d’Europa, o le ricerche microscopiche sulla biologia delle
piante di Marcello Malpighi (1628-1694), rimaste estranee agli interes-
si degli ambienti legati all’Accademia degli Investiganti prima e a quel-
la del Medinacoeli poi. Emblematiche in tal senso sono le due
Lezioni
d’argomento botanico recitate all’Accademia vicereale da Nicola Ga-
lizia (1663-1730), che non va di là dell’erudita rassegna di fonti antiche
e moderne sulle proprietà salutari di alcune piante esotiche
9
. Non sor-
prende, quindi, se anche nella discussione napoletana sullo statuto del-
le scienze a cavallo tra Sei e Settecento non è dato avvertire significati-
va eco delle più ampie implicazioni gnoseologiche ed epistemologiche,
d’impronta cartesiana e lockiana, del dibattito sui concetti di
genus
e
species
promossa da botanici come John Ray (1627-1705) o Joseph
Pitton de Tournefort (1656-1705)
10
. Ma non solo; esercitata per scopi
8
G. M. G
ALANTI
,
Napoli e contorni
, nuova edizione intieramente riformata dall’edi-
tore L. Galanti, Napoli, 1829; cfr. G. G
ALASSO
,
Scienze, istituzioni e attrezzature scientifi-
che nella Napoli del Settecento
, in
L’età dei Lumi. Studi storici sul Settecento europeo in
onore di Franco Venturi
, Napoli, 1985, vol. I, pp. 193-228, ora in I
D
.
La filosofia in soccor-
so de’governi. La cultura napoletana del Settecento
, Napoli, 1989, in partic. pp. 156-157.
9
Le lezioni dedicate al balsamo e alle palme di Gerico e al cedro del Libano si
possono ora leggere in
Lezioni dell’Accademia di Palazzo del duca di Medinaceli (Napoli
1698-1701)
, a cura di M. Rak, Napoli, 2000, t. I, pp. 143-150 e 151-157.
10
M. T
ORRINI
,
La discussione sullo statuto delle scienze tra la fine del ’600 e l’inizio
del
700
, in
Galileo e Napoli
, cit., pp. 357-383.
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