ROBERTOMAZZOLA
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eminentemente pratici, la botanica rimase, di fatto, assente dai
curricola
universitari anche dopo l’inserimento formale tra le materie d’insegna-
mento. Una carenza denunciata all’inzio del XVIII secolo da Giacinto
Gimma
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, ripetuta nel 1714 da Filippo Caravita e ancora attuale all’epo-
ca della riforma universitaria di Celestino Galiani. Nel suo parere al
Collaterale sul progetto presentato da Pietro Contegna, Caravita ricor-
dava che, sebbene per gli studenti di medicina la scienza erbaria fosse
«necessarijssima», ancora si era alla ricerca di «miglior uomo e soldo più
vantaggioso»
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. La situazione non era gran che mutata con l’avvento dei
Borboni, e i docenti che dal 1735 al 1760 si alternarono sulla cattedra di
botanica e storia naturale (Orazio Biancardi, Francesco Porzio e Dome-
nico Pedillo) non riuscirono a ritagliare un reale spazio di autonomia
per la botanica, dovendosi occupare contemporaneamente dell’insegna-
mento della geografia fisica, della mineralogia e della zoologia. Come
ricordava l’Origlia, intorno alla metà del secolo,
sebbene vi sia una Cattedra per insegnare a’giovani l’uso de’semplici, e
la natura dell’erbe, ch’entrano nella composizione d’infinite medicine, cioè
della botanica; ad ogni modo in questa le lezioni riescono per i giovani di
niuna utilità; poiché la descizione di ciascun erba non viene accompagnata
dall’osservazione oculare dell’erba medesima, non essendovi nello Studio
l’Orto de’semplici, come negli altri Studj dell’Europa
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.
Di fronte al quadro a dir poco scoraggiante, appena accennato, ci
appare più che comprensibile l’orgogliosa rivendicazione del Cirillo di
essere stato il primo divulgatore
ex cathedra
delle dottrine naturali-
stiche di Linneo, verso il quale nutriva un’ammirazione smisurata, al
punto che nel giardino botanico della sua casa
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Nell’elogio del botanico torinese Lorenzo Terranno, Gimma ammoniva che
«Vaghissimi Orti di semplici anche nelle Università aprirono i Principi; assegnando a’
Maestri onorevoli stipendj; acciocché i giovani, che nelle scuole apparano la dottrina
delle piante, possano colla pratica de’Professori perfezionarsi negli orti stessi, ne’ prati,
e nelle selve» (G. G
IMMA
,
Elogi accademici della società degli spensierati di Rossano
,
Napoli, Carlo Troise, 1703, vol. I, p. 293).
12
F. C
ARAVITA
,
Consulta sul progetto Contegna (29 settembre 1714)
, in
All’alba
dell’Illuminismo. Cultura e pubblico Studio nella Napoli austiaca
, a cura di D. Luongo,
Napoli, 1997, p. 117.
13
G. O
RIGLIA
,
Istoria dello Studio di Napoli
, Napoli, De Simone, 1754, vol. II,
p. 302.
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