RECENSIONI
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contro il giudizio negativo del recensore degli «Acta Eruditorum Lipsien-
sium» circa il mancato raccordo, nella
Scienza nuova prima
, tra
iuris naturalis
systema
e
pontificia Ecclesia
,
si prospetta la complessità dell’adattamento di
verità
e
ingenium
di cui l’istituzione cattolica è titolare (pp. 4, 5, 6 sgg.). Così
si giunge a uno dei plessi tematici dell’indagine: il ruolo e lo spazio della
reli-
gione
, irriducibile, nelle sue «sotterranee prudenze e nelle «consapevoli au-
tolimitazioni», alla tesi tradizionale della sostanziale eterodossia vichiana (pp.
9-10). Lo documentano i contenuti delle requisitorie del teatino Giovanni
Rossi e di Fortunato Tamburini che il Caporali esamina in dettaglio come
«una sorta di emblematica anticipazione-ancipite di tanta, variegata e spesso
proprio contraddittoria fortuna critica» (p. 11). Lo confermano, in particola-
re, le critiche del Rossi a una religione primitiva, provvidenzialmente risve-
gliata per via spontanea e naturale, nonché alle celebri tesi dell’«erramento fe-
rino» e dell’assimilazione dei bestioni primitivi ai giganti della Scrittura. Non
meno deciso è, più in generale, il rifiuto dell’accostamento del linguaggio bi-
blico alle prime forme di espressione poetica che prospettano tutte le difficol-
tà della separazione storia sacra-storia profana, introdotta dall’insistita distin-
zione degli «aiuti estraordinari» al popolo di Dio dai «soli ordinari», riservati
a tutte le nazioni gentili (pp. 12-13, 14-15, 17, 18). Il delicato problema dei
contrassegni della storia precedente il diluvio è anche al centro dell’intervento
di Tamburini, utilizzato per depotenziare la presunta influenza di un’opera
fantastica e oscura che, nonostante la complicata questione dell’origine delle
lingue, induce a pensare in Vico a un’indiretta salvaguardia della storia sacra.
Tutto mantiene il filosofo napoletano stretto al testo biblico, al fine di supe-
rarlo senza però mai contestarlo: «Lontano dalle demolizioni di Spinoza o di
Fréret, Vico non mette in discussione la storia sacra: non senza accomoda-
menti parziali, non senza aggiustamenti ‘congetturali’ ora spontanei ora for-
zati e prudenziali, egli muove dagli interstizi, dai silenzi di quella storia, nel
tentativo di costruirne ‘geometricamente’
un’altra
. Tra la religione e la
scienza, l’obliquità della sua operazione rimanda al senso complessivo, alla
prospettiva d’insieme di una tale disarticolazione» (p. 21). E il rapporto
reli-
gione-scienza
è al centro delle riflessioni di Caporali che, dopo i commenti alle
«censure» ecclesiastiche, ripropone e discute le note tesi difensive del Vico
delle
Vindiciae
a sostegno della fondazione di un sistema di
ius naturale gen-
tium
. Abbandonata la via dei filosofi (Grozio, Pufendorf e Selden), si tratta di
sostenere il principio della «divina Provvidenza» e di riannodare i fili delle re-
lazioni con il «libero arbitrio», condizionati dalle complicate dinamiche del
corso storico dell’
umanità
, il grande tema della
Scienza nuova
che non si iden-
tifica più con il «diritto naturale delle genti» del
Diritto universale
(pp. 26,