RECENSIONI
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28). In tale prospettiva, l’
ingenium
del filosofo si interroga sulla «natura co-
mune delle nazioni» gentili viventi nel campo dell’
ordinario
e del
costante
, ap-
profondendo il confronto con le fonti; in primo luogo, con quell’«immediato
congedo» dall’«immaginazione» che si trova nel capitolo XV del
Principe
,
denso di particolare attenzione alla realtà
effettuale
e confrontato con le sezio-
ni d’avvio della
Scienza nuova
1744, con i contrassegni della scienza vichiana
fatta di «universalità» che è uniformità e necessità nella
costanza
, criterio della
rinnovata
sapienza
filosofica e filologica. Sorrette da esigenze prudenziali e da
opportuni interventi di autocensura, le tesi di Vico non preludono, secondo
Caporali, a soluzioni antimoderne e rendono gli schemi interpretativi dei cen-
sori Rossi e Tamburini «mille volte ricorrenti, secondo varianti e intenti anche
i più lontani e diversi, nella letteratura vichiana secondaria. Schemi paralleli,
sostanzialmente incomponibili, finché calibrati sulla
religiosità di Vico
» (p. 34).
Il tema in questione è complicato dalle notevoli e assai diffuse variazioni di
tono e di accento teorico, come mostrano le aggiunte manoscritte alla
Scienza
nuova
1730 con l’importante rovesciamento di senso delle argomentazioni
dell’amatissimo Agostino e il consolidamento di proposte critiche che alla
questione della fede di Vico fanno subentrare quella modernissima della na-
tura della scienza e delle sue influenze sulla dimensione religiosa; questione
che sollecita Caporali a «spostare l’esame dei rapporti tra la religione e la
scienza all’interno della scienza stessa» (p. 35). Da tale punto di vista ritorna-
no i temi e i problemi del «corso» vichiano, dalla «cruda barbarie» alla «som-
ma delicatezza» che l’A. commenta con adeguata consapevolezza critica delle
correzioni e delle aggiunte di senso tra la
Scienza nuova
1725 e
Scienza nuova
1744. Particolare rilievo è accordato al tema dell’origine dell’esperienza reli-
giosa, richiamata nella sua «radice esistenziale» (lo
spavento
). Il che consente
di mostrare un Vico impegnato a spiegare i moderni rapporti tra scienza e re-
ligione, radicalizzando il confronto con la critica libertina cui si oppone il
«criterio scientifico della maggiore semplicità […] nella decifrazione dei
‘principi’» (pp. 38, 39) in grado di rendere ragione della religione contro il
‘fato’ degli stoici e il ‘caso’ degli epicurei (dal fondatore a Machiavelli fino a
Hobbes) contro le false argomentazioni di Polibio e le pericolose tesi del
cartesiano Bayle che rendono impraticabile la nuova
teologia civile ragionata
della Provvidenza
: «[…]
Teologia della provvidenza
: analisi della credenza,
della fenomenologia del sacro, e indicazione della sua scaturigine, del suo fon-
damento antropico;
civile
: rivolta alla cruciale funzione d’incivilimento che la
religio
svolge nel dispiegarsi dell’
humanitas
;
ragionata
: estranea, impotente di
fronte all’imprevedibile, all’inafferrabile straordinarietà della storia sacra, ma
capace di cogliere il regolare, l’‘universale’ dell’agire provvidenziale
naturale
.
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