RECENSIONI
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l’A. a proposito della Donna dalle tempie alate raffigurata nella Dipintura, di
una Metafisica che non si occupi di comprendere anche gli ‘
animi umani
’).
A p. 21, inoltre, l’A. riproduce un brano della
Scienza nuova
del 1744 dove
è centrale la rievocazione del peccato originale: a questo, secondo il Vico, se-
guono gli interventi di Dio per correggerne i nefasti effetti sociali e politici.
Discende, infatti, per il filosofo napoletano, dal peccato originale e dall’inter-
vento della Provvidenza per ripararvi, il Diritto naturale (Vico sostiene ‘esser-
vi diritto in natura’, affermazione questa, di fondamentale importanza).
L’A. pone l’accento sull’aspetto filosofico della
Scienza nuova
, su quello
erudito e su quello narrativo. Com’è noto, la ‘scienza nuova’ consisteva, per il
Vico, nella fusione di filosofia e filologia, di
verum
e
factum
(come già prean-
nunziato nel
De antiquissima
); secondo l’A., pur nella comprensenza di questi
elementi, la
Scienza nuova
non è un trattato di filosofia, non è un’opera sem-
plicemente di erudizione né esclusivamente letteraria (si veda l’illuminante p.
41). Ma ancora ad un altro aspetto della
Scienza nuova
l’A. è attentissima:
quello dell’iconismo. Un aspetto, quest’ultimo, profondamente radicato nella
mentalità e nella cultura di Vico e connesso con la sua idea del linguaggio, co-
stituito, per lui, non soltanto da parole, ma dalla gestualità, da immagini (tra-
smissione attraverso geroglifici). Aspetto largamente trascurato, nel passato,
ma in tempi recenti sottolineato da Eugenio Garin, da Tullio Gregory, da
Mario Papini, da Andrea Battistini e da Vincenzo Placella.
Nei manoscritti destinati alla stampa Vico, infatti, dava indicazioni minu-
ziosissime al tipografo in vista anche di una pagina dal valore iconico. L’A.,
perciò, coerentemente, cita la
Scienza nuova
del 1744 esclusivamente dall’edi-
zione originale (riprodotta anastaticamente dall’Istituto per il Lessico In-
tellettuale Europeo).
L’A. a p. 15 dichiara di proporsi un’analisi retorico-stilistica della scrittura
vichiana. Ciò nulla toglie al suo lavoro, anzi ne delimita con estrema chiarezza
e onestà gli intenti. Alla fine di una lettura attenta di questo libro, infatti, sia-
mo consapevoli che esso costituisce un’importante preparazione ad uno stu-
dio rinnovato del pensiero della
Scienza nuova
: la Sini, infatti, come accen-
navo, ‘smonta’ forse come mai s’era fatto finora i pezzi della formidabile co-
struzione del grande pensatore, scrittore, poeta della filosofia e filosofo-poeta,
in modo tale che ciascuno di quei pezzi fa intravvedere al lettore attento e at-
trezzato la possibilità di percorsi interpretativi nuovi. L’A. compie il miracolo
di far parlare Vico e farcelo recepire nella sua «[…] originaria, aspra rudez-
za», come profeticamente scriveva Pietro Piovani a proposito dell’allora futu-
ra edizione vichiana. Il presente studio è sì, dunque, come l’A. ci dice, princi-
palmente stilistico (inserendosi peraltro nella grande tradizione auerbachiana e
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