RECENSIONI
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spitzeriana) ma ci mette anche in grado di accostarci ad una (o a più) rivisitazio-
ne del pensiero del grande napoletano. Il nesso tra filosofia e filologia, tra scien-
za del vero e scienza del fatto, nesso costitutivo della nuova scienza nell’inten-
zione vichiana, è certamente inscindibile; l’A. ha riguardato la formidabile co-
struzione di Vico più dal punto di vista della filologia, ma, proprio grazie all’in-
scindibilità cui accennavo, apporta luce anche sull’altro versante.
Ma facciamo parlare direttamente l’A. (cito dalla
Premessa,
p. 15): «Le
molteplici configurazioni spaziali che solcano il testo vichiano ne confermano
la struttura ambiziosamente onnicomprensiva, in cui convivono, giustifican-
dosi a vicenda, ricerca documentaria e teoresi, puntiglio erudito e assiomi,
narrazione e sistema. L’esigenza di integrare
certum
e
verum
, che risuona con
frequenza nelle esplicite dichiarazioni dell’autore, pervade anche il tessuto sti-
listico dell’opera, dalle scelte lessicali all’uso dei tropi, dagli snodi sintattici al-
la totalità del libro, sia nella sua organizzazione interna (la
dispositio
della ma-
teria dei capitoli), sia nel suo aspetto paratestuale e materiale (titoli, sotto-
titoli, caratteri tipografici)».
L’A., poi,
entra più a fondo nel contenuto del libro, con riferimento alla
topica (si veda anche qui, oltre) e all’aspetto iconico della
Scienza nuova
, con
l’evidenziare i ‘luoghi d’oro’, l’iconismo della Dipintura
-
geroglifico e la «spa-
zialità» della Tavola cronologica, il purismo «rivoluzionario» della lingua.
A proposito della Dipintura e della Tavola Cronologica, la cui importanza
fu ingiustamente misconosciuta dal Nicolini, l’A. ci mostra quanto siano rile-
vanti, inserite anche nella tradizione del libro barocco (Sini ricorda opportu-
namente il
Cannocchiale aristotelico
di Emanuele Tesauro). Nel Vico queste
caratteristiche iconiche del libro non soltanto intendono continuare e, semmai
sviluppare una tradizione, ma si innervano fortemente nel suo pensiero e nel
suo modo di concepire la realtà e la comunicazione, come anche viene ampia-
mente dimostrato dall’A.
Nel capitolo «Luoghi, chiaroscuri e geometrie»,
l’A. s’inserisce nel dibat-
tito, avviato dall’intervento di Nicolini, circa l’intento vichiano di costruire la
Scienza nuova more geometrico
(Nicolini negava ogni credibilità a tale intento,
giudicando Vico, sull’orma del Croce, come l’antimatematico per eccellenza).
L’A. conclude: «Negli ultimi decenni è invalsa l’opinione, pur declinata in
molteplici differenti versioni, che considera il metodo della
Scienza nuova
co-
me alternativo a quello di Descartes, ma non per questo sprovvisto di una sua
tenuta e coerenza. In effetti il dubbio di una contraddizione latente in que-
st’opera e pronta a esplodere non appena la si esamini in profondità può sva-
nire se si considera che la geometricità a cui pensa Vico non è necessariamen-
te quella dell’amico-nemico Renato. Non è detto che il metodo geometrico
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