RECENSIONI
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debba essere per forza cartesiano, che le Degnità e i Corollari che il filosofo
ha in mente siano quelli di un trattato di algebra. Gli ‘elementi’ della
Scienza
nuova
rimandano piuttosto agli assiomi della geometria euclidea, una geome-
tria sensibile, visiva, che si costruisce a partire dalle immagini. E ancor meno
incontrovertibile appare oggi una divaricazione senza residui, così come viene
posta da Nicolini, tra schematismo e fantasia, tra astrazione e concretezza»
(pp. 51-52). E più avanti: «L’ordine geometrico invocato dal Vico sembra
volere realizzare la consequenzialità dei nessi argomentativi rendendoli visi-
bili, in modo che ‘l’occhio della mente’ e ‘l’occhio del corpo’ procedano insie-
me. Si tratta di un ordine ideale e concreto al tempo stesso […] che non
smembra, ma compone, tiene insieme e costruisce richiami reciproci tra gli
elementi, ne mostra i diversi aspetti e la mutua contiguità» (p. 53).
Secondo l’A., nella
Scienza nuova
del
44 «filosofia e filologia convivono in
una pulsante simultaneità» (p. 55): è, questa, una felicissima caratterizzazione
dell’Opera
.
L’A., poi, opportunamente, fa un’analisi del seguente passo della
stessa
Scienza nuova
: «proponiamo ora qui i seguenti
Assiomi,
o
Degnità,
così
filosofiche, come filologiche», e sottolinea acutamente che «con la distinzione
tra Degnità filosofiche e filologiche il normale procedimento assiomatico-de-
duttivo che il lettore di filosofia potrebbe pure attendersi di vedere innescato
scivola in secondo piano, e si apre una diversa prospettiva. Che cosa può si-
gnificare infatti un assioma filologico? Vico [risponde l’A.] sta introducendo
non soltanto delle verità astratte, ma altresì dei fatti, e i secondi sono da
considerarsi fondamentali allo stesso titolo delle prime» (p. 56). La Sini af-
fronta poi le strutture mentali e metodologiche di Vico: si tratta del metodo di
lettura che applica alla
Scienza nuova
. Così l’A. esamina la convinzione di
Vico che «ove gli uomini delle cose lontane, e non conosciute non possono fa-
re
niuna idea,
le stimano dalle cose loro
conosciute e presenti
»; da ciò Vico
stesso deduce l’origine di molti errori, tutti risalenti all’abitudine di attribuire
al tempo «oscuro» le caratteristiche culturali e mentali del tempo presente.
L’A. sottolinea qui uno dei principali punti della discoverta vichiana, da cui
discende la pionieristica avventura mentale del grande filosofo di addentrarsi
nelle ‘tenebre’ del ‘tempo oscuro’ della preistoria: quello di compiere l’imma-
ne sforzo di spogliarsi delle categorie culturali dei tempi moderni per cercare
di accostarsi alla mentalità primitiva, pre-razionale, distruggendo, così, la ‘bo-
ria dei dotti’ che pretendevano di attribuire ai primitivi il loro modo di pen-
sare. Era la prima volta che, nella storia del pensiero umano, ciò accadeva.
Questa scoperta consentiva a Vico di interpretare i ‘rottami’ provenienti dal
tempo oscuro tramite tradizioni sempre malamente interpretate in precedenza
a causa della boria dei dotti.
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