RECENSIONI
188
Alle pp. 103-122, l’A. dedica un capitolo al «Mosaico dei luoghi d’oro»;
questi ultimi, com’è noto, sono luoghi di autori da Vico utilizzati per sostene-
re tesi proprie particolarmente ardite o per demolire tesi altrui.
Tra i ‘luoghi d’oro’ su cui si sofferma l’A., di notevole importanza è quello
che Vico trae da Tacito (pp. 104-105) per dimostrare i «costumi vituperevoli»
degli antichi Egizi, contro chi riteneva che il politeismo pagano avesse avuto ori-
gine in Egitto. Il ‘luogo d’oro’, sottolinea l’A., «contribuisce a gettare discredito
sulla nazione e, di conseguenza, su tutti gli studiosi che l’hanno ‘innalzata alle
stelle’» (p. 105); si pensi, fra gli altri, al Gravina della
Ragion Poetica
(in G.
G
RAVINA
,
Scritti critici e teorici,
a cura di A. Quondam, Bari, Laterza, 1973, pp.
211-212). Il Roggianese, inoltre, è convinto che anche «le lettere» ebbero origi-
ne in Egitto, «dove per opera di Mercurio furono inventate» (ivi, p. 212). Per
Vico, invece, Mercurio Trimegisto non fu un uomo realmente esistito, ma un
«Carattere Poetico», e a conferma di ciò cita «il luogo d’oro di
Giamblico de
Misterjs Ægyptiorum
» (nel passo riportato dall’A. a p. 105).
Di capitale importanza è anche il ‘luogo d’oro’, citato alle pp. 109-110, di
Strabone, che serve a Vico a sostenere la tesi secondo la quale «la comunica-
zione tra gli uomini inizia […] con una narrazione muta, dove […] la
favella
si
sostanzia originariamente di forme visive, di gesti mimetici e atti ostensivi».
Per Vico ne emerge «anche il principio dell’indissolubilità tra significante e
significato» (p. 110). Come giustamente osserva l’A., l’idea di una superiorità
del pensiero sul linguaggio così come viene enunciata dai logici di Port Royal
è quanto di più estraneo all’orizzonte vichiano; uno dei maggiori contributi
della
Scienza nuova
consiste infatti nell’aver mostrato l’indissolubile comple-
mentarità di ‘mente’ e ‘favella’ al punto da indurre a ritenere
la discoverta dei
caratteri poetici la prima svolta linguistica nella storia della filosofia.
Vico, si sa, ha indissolubilmente unito filosofia e retorica. La retorica, mo-
stra l’A., diventa in Vico uno strumento che dirige il suo pensiero
.
Oltre a tut-
to ciò, nel volume della Sini viene rivissuta e integrata la forte valorizzazione
della retorica (per tale rivalutazione è il caso di ricordare, fra altri, i meriti di
Battistini e Crifò) nell’esperienza del filosofo napoletano, ribaltando la posi-
zione crociana e nicoliniana. Anche in questo caso si assiste, nel libro della
Sini, ad un approfondimento dell’unità inscindibile tra filosofia e retorica al-
l’interno dell’esperienza vichiana: la grande diatriba che ha origine dai tempi
di Platone e di Isocrate si può dire brillantemente superata da Vico. Questi,
umile professore di retorica, nel solenne finale dell’
Autobiografia
testimonia
di aver vissuto il suo insegnamento come professore di sapienza esibita al co-
spetto della comunità scientifica europea.
Alle pp. 84-85,
l’A. sottolinea uno dei motivi vichiani fondamentali, quello