RODOLFO MONDOLFO INTERPRETE
DEL VICO DI FIORENTINO
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mente un dato accidentale, riscattato solo dalla
verità
atemporale del-
l’
idea
, ma una perenne acquisizione di sapere e di nuovi problemi,
legati alla situazione di un’epoca ben definita e, perciò, destinati a es-
sere costantemente trasformati nel tempo di altre realtà storico-cultu-
rali. Tutto ciò non deve, però, mai indurre a declamazioni scetticheg-
gianti sulla vanità dell’indagine filosofica che se non raggiunge l’as-
soluta perfezione, vive in una «continuità di lavoro fecondo; […] nel
presente coglie i frutti del passato» e, nello stesso tempo, prepara il fu-
turo, mostrando lo sviluppo che si «avvera in una sempre più adeguata
posizione dei problemi» senza poter mai conquistare risposte defi-
nitive
17
. Un principio, quindi, di trasformazione nella continuità che, nel
1868, regge la critica storiografica alle tesi del Brucker sulla «miscreden-
za» del Pomponazzi e conferma la proposta metodologica avanzata per
la
Scienza nuova
di ricercarne il senso attraverso lo studio analitico delle
condizioni storiche in cui il
nuovo
si mostra inconsapevolmente con-
giunto al
vecchio
18
. Pur avendo scritto un’
Autobiografia
, Vico non «vede
chiaro» – come ogni ingegno veramente creatore – ciò che «gli balena
per la mente a sua insaputa», non coglie, cioè, la portata della sua rifles-
sione, vera e propria sintesi di tradizione e innovazione
19
. A Mondolfo,
del processo di formazione e di sviluppo del pensiero moderno, mostrandone gli antece-
denti e le radici nel pensiero del Rinascimento, che aveva compiuto il passaggio dalla tra-
dizione scolastica medievale ai nuovi orientamenti spirituali» (R. M
ONDOLFO
,
Figure e
idee della filosofia del Rinascimento
[1955], tr. it. Firenze, 1963, rist., ivi, 1970, p. 258).
17
I
D
.,
La vitalità della filosofia nella caducità dei sistemi
, in «La Cultura Filosofica»
V (1911) 1, pp. 29-30.
18
«Nel trapasso da un’epoca in un’altra le condizioni sono assai diverse, né lo spirito
umano procede a balzi, ma cammina a gradi […]. Quanti nella nostra età non ondeg-
giano tra il nuovo mondo ed il vecchio, eppure siamo discosti dal Pomponazzi di ben tre
secoli! […] Dalla filosofia scolastica al mondo moderno non c’è dunque salto, ma gra-
duato passaggio, e questa continuità storica viene agevolmente riconosciuta da chi me-
dita sul serio il significato della rinascenza italiana» (F. F
IORENTINO
,
Pietro Pomponazzi.
Studi storici su la scuola bolognese e padovana del secolo XVI
, Firenze, 1868, pp. 56, 475).
19
I
D
.,
Lettere sovra la
Scienza nuova, cit., p. 163. «Ufficio della vera critica – conti-
nua Fiorentino – è perciò di investigare ciò che neppure l’autore stesso comprese […].
In ogni grande ingegno s’incontrano l’uomo vecchio ed il nuovo, e si combattono sì
acremente, che la pugna pende gran tempo indecisa […]; poi quasi per istinto si rifu-
gia nel passato […]; ma il definitivo trionfo è riservato sempre all’uomo nuovo […]. Il
creatore di un nuovo sistema si può dire un contrasto che piglia persona, onde non è
avveduto consiglio il far disparire, sopprimendolo, uno degli elementi del conflitto, e il
presentare i grandi uomini quasi colati di getto. La storia che procede di questo passo,
mutilandone la generazione, travisa la scienza» (ivi, p. 164).