RECENSIONI
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oscilla tra una modalità congetturale e un valore di necessità» (p. 166). Lo
studio dei tempi verbali in Vico si articola, inoltre, in molti luoghi del capitolo
dell’A. circa
La compresenza dei tempi
(ad es. alle pp. 196 sgg).
Nel concludere l’esame della
Parte Prima
del volume della Sini, spenderei
qualche ultima parola sullo stile della simultaneità, sul quale giustamente l’A.
insiste molto, tanto da servirsi di questa espressione per il titolo della prima
parte del suo libro. Lo stile della simultaneità, afferma l’A., permette a Vico di
«trasformare la diacronia diegetica in sincronia iconica» (p. 41). Nello
spazio
dell’opera vichiana rivive il
tempo
della Storia millenaria (
«assai più di mille
anni»
) percorsa dal filosofo napoletano.
Lo spazio della
Scienza nuova,
inoltre,
è uno scenario che acquista una sua
tridimensionalità grazie alla corporeità dei personaggi che lo percorrono: «gli
eroi vichiani attraversano gli spazi, li strutturano e li narrano seguendo le in-
dicazioni del loro corpo e delle loro relazioni interpersonali» (p. 17: Vico
dunque è anche attento a una sorta di prossemica dei personaggi). A propo-
sito della Degnità LXVIII, l’A. sottolinea come i personaggi siano «descritti
con notevole efficacia icastica, al punto da poterli immaginare mentre si muo-
vono, come
imagines agentes,
in un teatro della memoria» (p. 97). L’A. addita
diversi luoghi della
Scienza nuova
capaci di creare nella mente del lettore
questa sorta di teatro mentale; così commenta il luogo sui re eroici: «in questo
affollato brano i luoghi d’oro partecipano dunque a un fitto dialogo […]. Il
coro delle voci è diretto da mano sicura, che tiene saldo il controllo» (p. 114).
Anche i luoghi d’oro, afferma dunque l’A., entrano a far parte della comples-
sa scenografia vichiana «costellata di valori iconici» (p. 123). In particolare,
nella scena sui re eroici «il coro delle voci» è composto dai luoghi d’oro di
Tacito e Omero, da imponenti personaggi del mito pagano e della Bibbia, ma
anche da «precisazioni lessicali e documenti storici» (p. 114). Lo stile della si-
multaneità permette a Vico di mettere in scena, in un breve frammento di te-
sto, vari tipi di personaggi: eroi, masse, eventi, concetti filosofici, dando luogo
alla costruzione di una vera e propria macchina teatrale, «di uno spazio mobi-
le e pulsante, di una pluralità ordinatamente intricata di luoghi, macchina re-
torica e insieme organismo vivente» (p. 41).
Nel percorso degli intricati spazi della
Scienza nuova
il lettore si orienta
tramite «itinerari e mappe geografiche» (pp. 15-16) costituite dall’apparato
paratestuale e iconico di «titoli, sottotitoli, caratteri tipografici» (p. 15), ma
anche da una «fitta quantità di richiami anaforici, analettici e prolettici» (p. 17)
.
Il linguaggio vichiano, inoltre, è caratterizzato, oltre che da questo particolare
tipo di didascalie, da locuzioni performative e deittiche (la parola, nella
Scien-
za nuova,
‘fa vedere’ ciò che racconta: del resto, nella nozione vichiana di lin-
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