RECENSIONI
194
quale conduce un esame accurato e sereno, con deduzioni metodologiche im-
portanti, sulla nota editoriale del Nicolini (1911) circa il proprio metodo di
editore vichiano. L’attenta analisi delle ragioni addotte dal Nicolini per giusti-
ficare la propria scelta di ammodernare e unificare su un solo carattere (il ton-
do comune) la complessa pagina vichiana, conduce l’A. a conclusioni illumi-
nanti proprio sull’importanza delle caratteristiche che l’edizione Nicolini sa-
crificava (pp. 259 sgg.).
Di pari importanza il capitolo
«L’enunciazione tipografica» dove si studia il
contesto della grande tradizione tipografica nella quale si inserisce la
Scienza
nuova
del 1744: l’A. fa suggestivi riferimenti alle edizioni del
Cannocchiale ari-
stotelico
del Tesauro, all’esperienza di Caramuel e di Gironda, alla presenza a
Napoli di molte iscrizioni lapidarie ed alla richiestissima e consumata esperienza
di epigrafista del Vico stesso. Vi è una vasta tradizione tipografica tra fine Cin-
quecento e fino a tutto il Seicento, con fortissima valenza iconografica, la quale
si innesta sullo sfondo del Barocco (e giustamente l’A. parla di opera barocca a
proposito della
Scienza nuova
). Il contenuto del pensiero vichiano si fonde in
maniera formidabile con l’incarnazione, anche tipografica, di esso. Le sue idee
sul linguaggio delle origini, ‘la lingua degli dei’, una lingua non articolata, fatta
di cose, si traduce nella sintesi che Vico realizza della propria opera nella ‘Di-
pintura’, un ‘geroglifico’, che già Mario Papini aveva accostato a immagini pre-
senti in stampe secentesche. La Sini, nell’ambito del recupero che opera di ele-
menti un tempo trascurati della
Scienza nuova
ricorda, tra gli altri, oltre agli stu-
di di Vincenzo Placella, quelli eccellenti di Armando Petrucci sulle qualità ico-
niche del libro barocco.
Alla bibliografia, veramente imponente e, si può dire, completa, segue, in
chiusura del volume, un’utile sequenza di tavole, riproducenti pagine mano-
scritte e a stampa di opere di Vico e di altri scrittori tra Sei e Settecento di
particolare valenza iconica.
Alla luce di quanto detto in queste pagine, un’ultima considerazione sul
linguaggio e la struttura dell’opera in esame. Non asettica e supponente
‘scientificità’ nel libro della Sini, ma neanche facili cedimenti all’emotività,
nel ripercorrere le straordinarie pagine del racconto vichiano, letto con do-
minio ed estrema compostezza. Il volume, inoltre, nella sua costruzione geo-
metrica suddivisa in titoli e sottotitoli sapientemente scelti, si pone come
mimesi dell’articolata struttura della
Scienza nuova
. Anche per la Sini, dun-
que, si può utilizzare la nota espressione di un famoso saggista: il Critico si
fa doppio del Poeta.
A
NNARITA
P
LACELLA