RECENSIONI
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regolarità. Per molti, decisivi aspetti è impossibile non continuare a condi-
videre il nerbo argomentativo della celeberrima recensione kantiana, ma nel
contempo è innegabile che siamo così dinanzi – e di fatto proprio con il con-
corso decisivo di Kant, che così è quegli che ha sceverato in Herder il grano
dal loglio – a quella rinascita d’una riflessione sulla natura umana nella sua di-
namicità che prende poi forma organica con Wilhelm von Humboldt e che si
presenterà come componente costitutiva d’una riflessione sulla scienza della
storia consapevolmente investitasi di un primario compito politico.
La ricchezza e la finezza delle analisi condotte nel libro rischiano tutta-
via di non essere valorizzate appieno se, di tali analisi, si volesse indicare co-
me comune denominatore la proposta di una sorta di ritorno a uno Herder
(emendato ‘alla Kant’) contro Hegel. Il libro di Silvia Caianiello non è un
libro semplice, fatto com’è di molti piani che in esso si intersecano e di vi-
suali che si aprono su panorami suggestivi ma anche non privi di penombre,
aperti su scorci che lasciano intravedere molte cose e – soprattutto – sugge-
riscono la possibilità di incamminarsi lungo percorsi non facili, ma seducen-
ti. Non è possibile in questa sede scendere nei dettagli, elencare puntual-
mente i luoghi in cui il lettore, con l’occhio non solo al testo ma alle ampie
note, è ripetutamente incuriosito, sollecitato a volgere lo sguardo in più
d’una direzione, a volte – può accadere – trovandosi anche disorientato. Vi
è però una delle direzioni di ricerca che nel libro sono indicate e poi anche
percorse per un buon tratto su cui deve essere richiamata l’attenzione del
lettore non solo per il suo intrinseco interesse, ma anche per l’oggettiva im-
portanza che essa presenta proprio perché di fatto intimamente connessa
con quanto sopra richiamato circa il ‘fallimento’ – effigiato quasi come una
‘felice colpa’! – del tentativo herderiano di ricondurre anche la storia uma-
na al ritmo dei processi della natura. Questa direzione di ricerca emerge e
viene seguita per buon tratto nel complesso capitolo dedicato a Winckel-
mann. In questo capitolo è centrale l’attenzione per come in Winckelmann
si delinea il ‘crinale’ che separa ma non scinde l’arte dalla natura e che, anzi,
fa sì che arte e natura mostrino di dover essere osservate con un medesimo
occhio, volto a cogliere quei segni, quelle tracce che, indizi di una totalità
presente ma non distintamente percepita, possono comunque in un qualche
modo consentirne l’intelligenza. Ciò avviene con l’adozione di un para-
digma di tipo potremmo dire ‘indiziario-induttivo’ che Silvia Caianiello –
facendo propri e sviluppando alcuni spunti a suo tempo offerti da Wolfgang
Lepenies – ci mostra derivare dal dibattito in cui, nel pieno del secolo
XVIII, le esigenze poste dal modello della scienza newtoniana si scontrano
con quelle di una ‘storia naturale’ che in primo luogo Buffon ritiene debba
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