RECENSIONI
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agli «Uomini Illustri» di Plutarco
, resta indissolubilmente legata all’esperienza
vichiana – questa volta filtrata attraverso le lezioni di eloquenza tenute a Pisa
da Giovanni Fantoni tra l’autunno del 1800 e l’inverno del 1801 –, e l’incon-
tro diretto con gli esuli meridionali, in particolare con Francesco Lomonaco,
che divenne, insieme con Salfi, il tramite tra Foscolo e la cultura europea. Ed
è grazie a questo incontri, arricchiti dall’utilizzo della filologia di Heyne e del-
la scuola di Halle, che Foscolo si avvia «nella direzione di una progressiva e
completa storicizzazione dell’antichità» (p. 178), che avviene attraverso un
modo originale di affrontare il problema dell’antico, dei modi e delle forme di
conoscenza dell’antico, in cui, come ha insegnato proprio la filosofia vichiana,
la filologia è strettamente collegata alla storia intesa come la scienza con una
propria specificità metodologica; non come la scienza dell’astratto, ma del
concreto, e dunque della vita complessiva dei popoli (della loro storia, religio-
ne, lingua, costumi ecc.).
In particolare, l’analisi di alcuni sonetti foscoliani composti intorno al
1805 mostra come il poeta si dedica al tema della separazione dell’uomo dalla
natura, marcando in tal modo la sua poesia di un carattere filosofico che, di-
stinguendolo chiaramente dalle altre esperienze letterarie contemporanee, lo
lega al classicismo europeo di fine Settecento. Il «pessimismo, profondo, radi-
cale» di Foscolo, infatti, coniugato con la convinzione sull’incapacità della fi-
losofia di fornire un’interpretazione della realtà e di offrire gli strumenti ade-
guati per operarvi (pp. 182-183), spinge Foscolo a ricercare nuovi strumenti
gnoseologici, che vanno dal «sistema immaginifico e misteriosofico del pitago-
rico Petrone di Imera» al lucido materialismo lucreziano fino alle riletture di
Machiavelli e di Helvétius che avrebbero contraddistinto la riflessione matu-
ra. Ed il passaggio ad una vera e propria «poesia filosofica» è testimoniato dal
sonetto
Forse perché…
, dove il naturalismo di matrice vichiana e sensistica av-
vicina Foscolo a Schiller e Hölderlin. Eppure, nota giustamente Del Vento, la
«radice storicista» della sua riflessione non gli consente di condividere la solu-
zione estetica della scissione tra l’uomo e la natura e della dialettica antichità,
natura e storia, proposta dal classicismo tedesco, in quanto la lezione di Vico
e degli illuministi meridionali, gli suggeriva una diversa interpretazione del
mondo antico primitivo, «rappresentato non più come uno stato di natura e
libertà, ma di istituzioni» (p. 184). Da qui il discorso mette in luce la crisi del
classicismo tradizionale e la nascita in Foscolo di una nuova forma, fondata su
una prospettiva storicistica e sociologica, nella quale non c’è più alcuna imita-
zione di un canone ideale, ma si scopre la funzione sociale della poesia, la
quale deve restare aderente al flusso della storia, deve, come scrive Foscolo,
adombrare «il genio e i costumi del tempo». «La ‘vera’ poesia, dunque, è