AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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niana, la filosofia moderna, la poesia
greca, il giurisdizionalismo. Di contro,
pochi anni prima, nello stesso ateneo
Nicolò Concina, domenicano osservante
e fratello minore del più noto Daniele,
aveva visto fallire il suo tentativo di porre
al centro del suo corso di metafisica un
insegnamento del diritto naturale forte-
mente improntato al
De uno
, di fronte
alle resistenze dell’ordine cui appartene-
va, tradizionalmente fedele agli schemi
tomisti; non a caso, dallo stesso ordine
sarebbe emerso anche Bonifacio Finetti,
di qualche anno più giovane di Concina e
a lui radicalmente opposto, non solo per
quanto riguarda il giudizio nei confronti
di Vico.
[D. A.]
6. B
ATTISTINI
Andrea,
La cultura cat-
tolica italiana tra cosmopolitismo e iden-
tità nazionale
, in «Annali di storia mo-
derna e contemporanea» X (2004), pp.
547-554.
Queste documentate pagine invitano
a ripensare la storia della cultura italiana
tra Sette e Ottocento, tenendo in oppor-
tuna considerazione la funzione assolta
dal «fattore religioso» nella costruzione
dell’«identità nazionale». Questa, com’è
noto, dà sostanza al noto «primato» di
Gioberti che del cattolicesimo esalta il
carattere «ecumenico» e, insieme, ne ap-
profondisce le ragioni della presenza in
uno specifico contesto politico-culturale.
In proposito, le pagine di Battistini am-
pliano i propri punti di riferimento, risa-
lendo alla funzione assolta dalla gesuitica
«internazionale cattolica» (p. 549) e, in-
nanzitutto, al programma settecentesco
di Muratori. Esso risulta fondamentale
per la coscienza critica di un primato cul-
turale perduto e da riconquistare, propo-
nendo il pensiero cattolico da un lato co-
me «aggregazione nazionale» e, dall’altro,
come «paradigma […] per tutte le altre
nazioni» (pp. 548, 549). Tuttavia, se nel-
lo studioso modenese è convinta l’ade-
sione all’«idea di esistenza di cicli storici»
(p. 549), coerente con la rinnovata consa-
pevolezza di agire in una fase di decaden-
za (p. 550), non mancano testimonianze
di un diverso approccio alla complessa
questione del «progresso» storico. Bat-
tistini sa bene individuarle nell’impor-
tante dibattito tra «le ‘due culture’: quel-
la umanistica nella quale furono maestri
inarrivabili gli ‘antichi’, di cui l’Italia si è
fatta erede, e quella delle scienze della
natura di cui si fanno vanto i ‘moderni’,
capeggiati dai francesi e dal loro
esprit
ra-
zionalistico e cartesiano […]» (p. 551). Il
che aiuta a spiegare la fortuna del mito
dell’
antiquissima italorum sapientia
, assai
diffuso, com’è noto, nella cultura italiana
tra il Settecento di Vico e l’Ottocento di
Gioberti (
ibid.
). Proprio il filosofo della
Scienza nuova
viene ricordato e commen-
tato a proposito di noti luoghi dell’opera
del 1744 (Degnità XXXI) e dell’
Autobio-
grafia
, circa la «gloria della cattolica reli-
gione» coniugata con l’«orgoglio naziona-
le», come confermerà alla fine del secolo il
noto sonetto vichiano di Appiano Buona-
fede (pp. 552, 553). E sono testimonianze,
queste, preziose in sé perché, senza contri-
buire a formulare astratte equazioni o ba-
nalizzanti precorrimenti, contribuiscono
allo studio della «persistenza di concetti
chiave identificabili in una logica di lunga
durata» (da Vico a Gioberti, p. 553). E
confermano, inoltre, il ruolo civilizzatore
della
religio
, della «connessione di ragione
e di pietà» nella cultura moderna (
ibid.
),
meritevole di essere ancora indagata nel
Vico prima della
Scienza nuova
, in quello
del
Diritto universale
teorico dell’alleanza
di metafisica cristiana e giurisprudenza,
della «coerenza» della filologia con la reli-
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