AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
209
gione del
pudore
quale via di accesso alla
ratio
umanissima della
lex
[F. L.]
7.
B
ATTISTINI
Andrea,
L’ermeneutica
genetica di metafora, mito ed etimologia nel
pensiero antropologico di Vico,
in
Metafora e
conoscenza. Da Aristotele al cognitivismo
contemporaneo,
a cura di A. M. Lorusso,
Milano, Bompiani, 2005, pp. 235-254.
Battistini ripercorre la ricostruzione
vichiana dei primi bagliori della civiltà
umana. Nella «eroica» purificazione del-
la comprensione dalle sottigliezze ana-
litiche di chi è abituato a riflettere con
mente pura, Vico si affida ad un’opera-
zione metaforica che diventa essa stessa
mitopoietica nelle congetture necessarie
ad accedere allo strato prerazionale di
un’umanità civile che nasce mediante atti
di fantasia. La metafora – ossia la perso-
nalizzazione dell’inanimato –, la meto-
nimia – ossia la sostituzione dell’effetto
con la causa –, la sineddoche nella figura
particolare dell’antonomasia – ossia la
scaturigine dell’«universale fantastico» –,
sono i procedimenti retorici attraverso i
quali l’ingegno dei primi uomini ha con-
figurato il mondo, ed è corrispondente-
mente attraverso questi tre «tropi mae-
stri» che deve ripercorrerne i passi l’inge-
gno dell’ermeneuta. Se sono infatti questi
gli atti conoscitivi di un’umanità primi-
tiva istintivamente retore, è la retorica il
solo strumento gnoseologico adeguato ad
essi. Tutta la fatica etimologica vichiana
si attiene a questo principio di metodo
profondamente distante dalle vie battute
dagli interpreti coevi: una invenzione o
ricostruzione mitica aderente, dice l’A.,
non alla moderna «logica del rasoio» ma
ad una «logica della calamita», fondante-
si su procedure sintetiche di aggregazio-
ne e identificazione piuttosto che su ana-
lisi e distinzione. Queste ultime (così co-
me il quarto dei «tropi maestri» della re-
torica secondo la sistemazione di
Kenneth Burke, ossia l’ironia) sono pro-
prie soltanto dei tempi moderni, in grado
di fare differenza tra analogia e identità,
tra immagine e cosa; e però proprio per
questo in grave difficoltà nell’intendere
una scaturigine dell’umano cui tutte que-
ste duplicità erano estranee. A tale ten-
sione tra due modi di conoscere profon-
damente differenti corrisponde la stessa
struttura drammatica della
Scienza nuo-
va
: una struttura narrativa allegorica, co-
me dice l’A., la quale da una parte ripro-
pone un mito o una metafora e dall’altra
li trasfigura in un’interpretazione socio-
politica, in obbedienza ad uno sforzo er-
meneutico che è al tempo stesso di im-
medesimazione e di «traduzione».
[L. P. C.]
8. B
ENZONI
Maria Matilde,
La cultura
italiana e il Messico. Storia di un’immagi-
ne da Temistitlan all’Indipendenza (1519-
1821)
, Milano, Unicopli, 2004, pp. 380.
Nel quadro generale dell’indagine in-
terculturale svolta nel libro, l’A. ricono-
sce non pochi meriti al Vico della
Scienza
nuova
, ritenendolo fecondo ispiratore di
approcci interessanti alla trattazione del-
la storia del nuovo mondo.
Intanto, l’aver inserito anche le remote
popolazioni americane fra quelle che a suo
tempo avviarono un processo di progressi-
va civilizzazione partendo dall’acquisizio-
ne delle tre consuetudini fondamentali
(matrimoni, religione, culto dei morti) ha
permesso a Vico di includere a pieno tito-
lo anche quelle popolazioni nel novero
delle tante che partecipano alla casa co-
mune dell’umanità. Inoltre, la considera-