RODOLFO MONDOLFO INTERPRETE
DEL VICO DI FIORENTINO
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che da Kant giunge a Hegel
22
. Nella prolusione bolognese del 1862 su
E. Kant e il mondo moderno
, la prospettiva di Fiorentino è ancora
quella di Spaventa, capace di garantire all’hegelismo la necessaria criti-
cità e di incontrare Vico che collabora a teorizzare il carattere fenome-
nico della conoscenza umana. Mondolfo enfatizza tale incontro, sotto-
lineando, in Fiorentino, la centralità del concetto spaventiano di
mens
come «mente positiva» in cui il motivo idealistico della creatività con-
vive con il riconoscimento del valore inderogabile e condizionante del-
l’esperienza
23
.
Ancor prima di maturare nelle note indagini degli anni Sessanta sui
«precedenti del
verum-factum
», l’analisi del Mondolfo non manca di
soffermarsi sul tema delicatissimo dell’«attualità» del Vico di Fioren-
tino. Se, come per Spaventa, il filosofo napoletano «precorre» Kant,
egli ha, tuttavia, ancora qualcosa di nuovo da dire. Esteso all’universo
spirituale il metodo induttivo delle scienze sperimentali, il principio
gnoseologico del
verum-factum
ha messo in crisi la certezza cartesiana
del
cogito
, ma senza contraddire al «movimento filosofico che si è pro-
pagato da Cartersio a Kant». Successore del primo e «precursore» del
secondo, l’autore della
Scienza nuova
superò se stesso e la consapevo-
lezza che inizialmente aveva dei propri limiti:
[…] E questo poi è più mirabile di quel che è avvenuto fin qui, vale a
dire che Vico fa non pure ciò che non sapeva di fare, ma ciò che prima
non aveva stimato fattibile da scienza umana. Avendo infatti sottilmente
avvertito, come il sapere fosse tutt’uno col fare, quella tenne per vera
scienza, la quale fosse buona a spiegare la guisa del nascimento. […] Si
scorge come l’uomo faccia non più sole le matematiche, ma eziandio le
altre che Vico chiamava le agibili cose, quali sono la storia, la religione,
l’arte, le leggi, la scienza. Egli dunque ruppe il divieto che si era fatto, ed
allargò i limiti entro cui aveva chiuso improvvidamente lo spirito umano.
Così è rotta la regola della lineare successione cronologica, perché
se Kant sorpassa Vico sul piano della «consapevole critica», entrambi
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Cfr. N. S
ICILIANI
D
E
C
UMIS
,
Il Vico di Francesco Fiorentino
, cit., pp. 115-116.
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«Tutta questa bagattella della mente, come unità positiva assoluta – pura, naturale,
umana – è da Kant e dopo Kant il problema della filosofia tedesca. Questo è il suo valo-
re: la mente come
unità positiva
. Questo è il mondo nuovo; il cui Colombo (anche per il
compenso che n’ebbe) fu Vico» (B.
S
PAVENTA
,
Paolottismo, positivismo, razionalismo.
Lettera al prof. A. C. De Meis
[1868], poi in I
D
.,
Opere
, cit., vol. I, p. 496).
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