AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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Così intesi, simbolo ed universale
fantastico diventano termini medi fra la
coscienza e la molteplicità sensibile irre-
lata delle cose e vogliono essere espres-
sioni manifeste del «nesso» sussistente
«tra attività immaginativa e sintesi con-
cettuale» (p. 101). Non solo: attraverso
di essi si dà a vedere una sorta di «strut-
tura originaria, per non dire trascenden-
tale, della mente umana» (p. 102), una
«tendenza originaria dello spirito, un’au-
tonoma facoltà formatrice della co-
scienza» (C
ASSIRER
, cit. a p. 103), tesa, in
Vico come in Cassirer, a «ricercare l’uni-
forme» (p. 102).
Ma i due filosofi convergono anche,
sulla cornice generale del loro pensiero,
nel ravvisare il mondo proprio dell’uomo
non in quello che si estende nello spazio
– che è oggetto della matematica – e
nemmeno in quello che si presenta nella
materialità dei corpi – tema di ricerca
della fisica –, ma semplicemente in quel-
lo che è in quanto è «fatto» dall’uomo:
ossia nel mondo storico.
[R. D.]
13. C
APORALI
Riccardo,
Vico o le pas-
sioni della ‘tenerezza’ e della ‘barbarie’,
in
«Palomar», VI (2005) 2-3, pp. 17-28.
14.
C
APORALI
Riccardo,
Vico,
‘Tenderness,’ and ‘Barbarism’
, in
Politics
and the Passions. 1500-1850
, ed. by V.
Kahn, Princeton, Princeton U. P., 2006,
pp. 196-216.
15. C
ERCHIAI
Geri,
Temi crociani del-
la
«
nuova Italia
», in «Magazzino di filo-
sofia» XIV (2004), pp. 62-81.
Le sfaccettate reazioni della cultura
cattolica italiana alla lettura crociana di
Vico sono al centro dell’attenta ricostru-
zione dell’ A. di alcuni momenti della plu-
ridecennale controversia tra Croce e i neo-
tomisti; si tratta di un serrato dibattito
che, al di là dei motivi teorici del dissenso,
confrontava sul Vico di Croce le diverse e
divergenti ricostruzioni della tradizione
filosofica italiana. «A tale scopo, e rispetto
alle opere teoricamente più impegnate,
sono di maggiore impatto esemplificativo
le note, gli interventi polemici o program-
matici, i brevi articoli di autori anche ‘mi-
nori’ che, talvolta nell’ambito di semplici
‘scritti d’occasione’, sono tuttavia in grado
di restituire, sia pure da un’angolatura
determinata, i tratti interiori di un intero
periodo storico» (p. 63). In tale prospetti-
va, tra le due guerre, le opposizioni decise
ma anche le riserve o le semplici cutele dei
cattolici (Chiocchetti, Gemelli, Buonaiuti,
Borghese, Lanna, Vismara) risultano de-
boli nella loro
pars construens
, mentre i
«due elementi della ortodossa unità di vita
e pensiero e della ‘italianità’ del vichismo
sarebbero divenuti, in misura diversa, il
filo conduttore, più o meno meditato, del-
la critica neotomista all’impianto storio-
grafico di Benedetto Croce» (p. 71).
Come opportunamente sottolineato dal-
l’A., solo nel dopoguerra, grazie al pode-
roso volume di Amerio si giunge ad una
sintesi compiuta degli spunti presenti nel-
le precedenti interpretazioni cattoliche di
Vico. Ma, si potrebbe aggiungere, proprio
mentre le posizioni di idealisti e cattolici
intorno a Vico si cristallizzavano avvian-
dosi ad una stanca ripetizione, a cavallo
degli anni Cinquanta del XX secolo, i con-
tribuiti di un Paci o di Abbagnano apriva-
no la strada a quella che di lì a poco si sa-
rebbe confermata come una nuova stagio-
ne degli studi vichiani.
[R. M.]
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