AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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al modello cosiddetto generativista di
Chomsky e a porlo nel solco di Lakoff e
Johnson e delle più recenti indagini neu-
rofunzionali. L’A. segue poi il percorso
della linguistica cognitiva che esamina il
ruolo del linguaggio nella formazione dei
concetti; anche qui centrale è il riferi-
mento a Vico, per il quale conoscere un
linguaggio «vuol dire conoscere le strut-
ture psico-metaforiche che ne fanno uno
strumento storico e culturale» (p. 52).
[A. S.]
19. D
E
S
PIRITO
Angelomichele,
L’Im-
macolata in alcune poesie di Vico, Mura-
tori e S. Alfonso
, in «Spicilegium histori-
cum Congregationis Sanctissimi Redem-
ptoris» LIII (2005) pp. 219-229.
L’A. pone a confronto tre sonetti di
argomento mariano, uno di Vico e due di
Muratori, letti fra il 1742 e il 1746 nel-
l’annuale accademia per la festività della
Madonna Immacolata che si teneva ogni
8 dicembre in casa di Giovanni Casta-
gnola, con la produzione di analogo sog-
getto di Alfonso de’ Liguori che, a suo
avviso, presenterebbe rispetto ad essi
un’«affinità nei contenuti, nel simboli-
smo usato e perfino qualche ‘assonanza
espressiva’» (p. 229) tali, pare di capire,
da suggerire un’influenza diretta dei pri-
mi sulla seconda. Tuttavia, i punti di
affinità in questione non sono se non
sommariamente indicati. Sembra fran-
camente eccessivo definire le quartine di
Alfonso (
Curri curri mamma mia
) come
la «trasposizione in vernacolo» (p. 229)
del muratoriano
Allorch’io sento (e chi
nol sente?) il rio
. Se entrambi i testi sono
giocati sull’invocazione della Vergine
contro le insidie della serpe che rappre-
senta il demonio, il primo è improntato a
un’icasticità e a un’emotività assoluta-
mente lontane dalla riflessione generale
sulla condizione umana che anima il se-
condo e, in generale, dagli ideali di ‘rego-
lata devozione’ del suo autore. Quanto a
Vico (il cui incontro con il giovane de’
Liguori l’A. ammette, a p. 228, essere
«
probabile
, anche se non documentata-
mente accertato», mentre afferma con
decisione, anche sulla scorta di Battistini,
che questi ne conoscesse l’opera), sarebbe
forse interessante riflettere sulla presenza
all’interno del sonetto in questione (
Io
miser uomo sospirando chiamo
) di una ter-
zina («L’universal naufragio tutte assorte /
avea le genti sparse per la terra, / ch’erano
nel peccato ingenerate») in cui evidente è
il rinvio a quella teoria dell’erramento feri-
no in virtù della quale, alcuni anni prima,
il filosofo si era visto esposto al rischio di
censura del Sant’Uffizio.
[D. A.]
20.
F
UMAROLI
Marc,
Vico, i filosofi
illuministi e l’antiquaria del Settecento
, in
I
D
.,
Le api e i ragni. La disputa degli anti-
chi e dei moderni
, Milano, Adelphi, 2005,
pp. 227-230.
In questo breve paragrafo di un libro
di ampio respiro dedicato – come recita il
sottotitolo – alla disputa degli antichi e dei
moderni, Vico viene visto come il campio-
ne della critica anti-illuminista. Se Rous-
seau in Francia adotta «il punto di vista
dell’Antichità e della Natura per giudicare
la modernità dei Lumi borghesi» (p. 227),
e per questo viene «fatto oggetto, ancora in
vita, di una formidabile campagna di deni-
grazione e di denuncia da parte dei
phi-
losophes
e di Voltaire» (
ibid
.), Vico in Italia
si presenta, secondo l’A., come il «filosofo
e filologo della decadenza moderna» (p.
228). Ma, com’è noto, in virtù della conce-
zione ciclica della storia propria del filoso-
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