AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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storia autobiografica narrata da Vico nel-
la rivisitazione critica di uno storico della
letteratura che negli ultimi anni molto
lavoro ha dedicato al filosofo parteno-
peo. La
Vita
vichiana scorre sotto la lente
abile e competente dell’ A. per sottoporsi
all’analisi dei dettagli di forme verbali, di
usi di aggettivi, di scelte terminologiche
che contribuiscono alla comprensione
filosofica del testo. La scelta del titolo è
presto spiegata: «a proposito della dissi-
mulazione dell’identità del narratore,
poiché coincidente con quella del perso-
naggio narrato, verrebbe fatto di riman-
dare al giuoco di specchi con cui Gior-
dano Bruno, nella sua
Cena de le ceneri
(1584) lascia intendere che il personaggio
di Teofilo sia un
porte-parole
del Nolano,
ossia di Bruno stesso» (p. 232). Così, il
richiamo a Dante è immediato e sugge-
stivo quando si tratta di ritrovare il
topos
a cui fa riferimento il mutato tempera-
mento di Giambattista fanciullo all’indo-
mani dell’incidente che mutò il corso
della sua vita: di questo passo la «natura
malinconica ed acre» rifà il verso al
Cavalcanti descritto da Boccaccio e alle
rappresentazioni rinascimentali di Ficino
o di Dürer. Ma attraverso e oltre questo
recupero di tradizioni, «la metafora del
‘cadere’ richiama la caduta simbolica del-
l’uomo e permette di valutare la conce-
zione vichiana dell’io» (p. 234). Que-
st’idea della caduta e delle successive ca-
dute che Vico non cerca di nascondere
costituiscono anche motivo di differen-
ziazione dallo «stile trionfalistico» adot-
tato dall’altro celebre autore della pro-
pria biografia, Descartes, che rappresen-
ta quasi per Vico «il fantasma polemico»
(p. 236). In molti passi, nel presente lavo-
ro riproposti e finemente interpretati,
Vico si preoccupa di marcare sempre più
profondamente la distanza che lo separa
dall’esperienza narrativa del francese.
Numerose e ponderose le suggestioni e i
richiami testuali ai quali l’A. invita nella
fedeltà a un testo che si rivela una
summa
emblematica di tracce e percorsi più o
meno espliciti.
[M. S.]
27.
G
UEORGUIEVA
Valentina,
L’hu-
manisme poétique de Vico
, recensione a
S.
R.
L
UFT
,
Vico’s Uncanny Humanism:
Reading the New Science between
Modern and Postmodern
(Ithaca, Cornell
U.P., 2003), in «Divinatio» XXII (2005),
pp. 197–200.
28. H
ARRIS
Henry S.,
Nella tradizione
di Vico e Croce
, in
Trent’anni di presenza
al mondo
, a cura di A. Gargano (Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici, Quaderni
del Trentennale 1975-2005, n. 8), Napo-
li, Istituto Italiano per gli Studi Filoso-
fici, 2005, pp. 589-591.
29.
J
AYME
Erik,
Vicos Rechtsphilo-
sophie als ikonographisches Programm der
Fontana di Trevi in Rom
, in
Wasser in
Recht, Politik und Kultur
, Simposium 9.
Mai 2003, hrsg. v. G. Reichelt, Wien,
Manzsche, 2004, pp. 57-65.
La Fontana di Trevi, opera nella sua
attuale configurazione di Nicola Salvi su
incarico di Lorenzo Corsini divenuto pa-
pa Clemente XII, è esaminata dall’A. sot-
to la prospettiva del programma icono-
grafico del Barocco. Alle «Ragioni filoso-
fiche» proposte dall’architetto Salvi –
membro dell’Accademia dell’Arcadia e
ben introdotto a Napoli – che fanno cen-
tro sulla figura di Oceano come fonte
eterna del ciclo di perenne creazione e
distruzione delle forme, l’A. affianca un
approfondimento della tesi già avanzata