AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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da Frank Fehrenbach, che ipotizza una
risonanza del pensiero vichiano nel pro-
gramma iconografico della fontana ridi-
segnata in onore del dedicatario delle
due prime edizioni della
Scienza nuova
.
Indizio particolare di questa possibile ri-
sonanza – che resta, nell’analisi dell’A.,
ipotetica – è l’identificazione perseguita
dallo stesso Salvi di Oceano con Giove: il
mito che, come fonte dell’incivilimento,
presiede al ciclo vichiano della storia e
che ben potrebbe essere stato inteso in
senso vichiano dall’autore della fontana,
egli pure convinto, come si legge nelle ci-
tate «Ragioni», che le antiche figure della
mitologia ‘racchiudevano sempre utili in-
segnamenti di morale Filosofia, o recon-
dite spiegazioni di naturali cose’.
[L. P. C.]
30.
J
OISTEN
Karen,
Topik, Kritik und
geometriche Methode. Die Bedeutung von
Giambattista Vicos ‘Liber Metaphysicus
’,
in «Deutsche Zeitschrift für Philoso-
phie» LII (2004) 4, pp. 541-552.
L’A. affronta il problema della topica
e della critica concentrandosi soprattutto
sul
De antiquissima
e, come è discutibile
costume di molti studiosi d’oltralpe,
ignorando – fatta eccezione per alcuni
lavori in lingua tedesca di Otto, Grassi e
Wisser – l’intera letteratura critica dedi-
cata al
Liber metaphysicus
.
Nel primo paragrafo del lavoro, centra-
to sul tema del
verum-factum
, dopo un’at-
tenta ricostruzione dell’argomentazione vi-
chiana, l’A. conclude affermando che il filo-
sofo napoletano «non parte da una verità
indubitabile, cosiddetta prima, fondata nel-
la coscienza», come invece fa Cartesio.
«Egli si muove piuttosto, per amore della
verità effettiva, entro il verosimile ed in mo-
do radicale nella storia, più esattamente la
storia della lingua latina […], con l’aiuto
della quale» (p. 545) intende scoprire la re-
mota sapienza degli italici. «Questa sapienza
– si legge ancora – […] viene pensata da
Vico in connessione con la concezione cri-
stiana della
creatio ex nihilo
» (
ibid
.), il che
conduce naturalmente alla distinzione fra la
conoscenza divina e quella umana.
Nel secondo paragrafo, dedicato al
metodo geometrico, l’A. ribadisce, se-
guendo Vico, che quello elaborato da Car-
tesio può trovare applicazione solo nel «ri-
stretto mondo del sapere scientifico» (p.
546); sicché, scrive Vico citato dall’A., tut-
ti «gli oggetti di conoscenza […] che non
possono essere espressi in numeri o rap-
porti di masse» (
ibid
.) non sono compren-
sibili. Più fecondo del metodo geometrico
cartesiano è quello approntato da Vico,
che alle tre attività della mente: percezio-
ne, giudizio, raziocinio – nelle quali è at-
tivo l’ingegno inteso come facoltà di unire
ciò che è separato e diverso – «assegna la
funzione di realizzare le tre» componenti
metodologiche fondamentali, cioè la topica
– che dà ragione «della pluralità, com-
plessità e molteplicità del mondo dell’espe-
rienza» (p. 547), rintracciando il verosimile
che si trova fra il vero ed il falso –, la critica
– che sottopone quanto rinvenuto dalla to-
pica ad un esame rigoroso –, ed il metodo.
Si comprende bene come in Vico l’arte del
ritrovare sia «riferita all’arte del giudicare
[…], in quanto secondo momento del me-
todo» (p. 548), e come la natura dell’uomo
consista nell’ingegno, dal momento che nel
mondo «noi siamo già sempre in cammino
con atteggiamento ingegnoso-percettivo
con i sensi, la fantasia, la memoria ed una
ragione che può lavorare in maniera geo-
metrica e sintetica» (p. 549).
Nel terzo e ultimo paragrafo, l’A. si
sofferma soprattutto sul
De ratione
, os-
servando che «mentre nel
Liber metaphy-
sicus
Vico aveva denominato la topica e
la critica come le due realizzazioni […]