AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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(p. 24), esaminata isolando il tema della
«rimozione della guerra come spia per
l’interpretazione». In proposito, l’A. of-
fre interessanti argomentazioni che riesa-
minano note
Degnità
(VIII e XIV) della
Scienza nuova
(p. 27) e confrontano con
le distanti tesi aristoteliche la nuova defi-
nizione vichiana della «
natura che sta fra
la nascita e la catastrofe
», contenendo
«
un demone nuovo: la tragicità
»: «C’è qui
[…] un punto che non va smarrito.
L’emergere della tragicità segnala l’in-
gresso, nella scena della natura, di un
al-
tro
attore. Perché ciò che alla scala dei
mondi perennemente si ricostruisce co-
me ‘ordo’, porta con sé, irrimediabile, il
sacrificio e il dolore di chi non ha che
un’unica vita: il
singolo
. L’individuo. Di-
remmo noi: l’individuo come persona»
(p. 30). Ma in tale approdo interpretativo
ad essere depotenziata è quella
natura co-
mune delle nazioni
che dà senso alla sto-
ricità costitutiva dell’uomo, contrastando
il tradizionale
ius
naturale
. Su quest’ulti-
mo motivo sono necessarie ancora analisi
e indagini in grado di coinvolgere – prima
delle varie stesure della
Scienza nuova
–
tutto l’itinerario della riflessione vichiana,
dalle
Orationes
al
De ratione
fino al gran
laboratorio del
Diritto universale
. Senza
alcuna preventiva diagnostica critico-fi-
losofica il
diritto naturale
non può appa-
rire – come invece appare al Limone –
«assolutamente compossibile e componi-
bile» con la «storia» in Vico e con la de-
finizione di «guerra» in Grozio, proble-
maticamente collocati nello sviluppo del
discorso tra consapevolezza del possibile
superamento dell’umano e coscienza di
un «sentire comune». In particolare,
quello presentato è un Vico che rischia di
restare bloccato tra natura e storia, di
preservare più o meno esplicitamente un
approccio «naturalistico» al progetto di
scienza nuova
della storia, «compossi-
bile» e «componibile» con un’inadeguata
definizione che si dà del
pudore
quale
«sentire personale»: «In Vico, la storia è
assolutamente compossibile e componi-
bile col diritto naturale. In Grozio, la
guerra è ugualmente compossibile e com-
ponibile col diritto naturale. Questa com-
possibilità e questa componibilità appaio-
no, quindi, nel segno di una «natura intesa
– in entrambi i casi – nel senso preciso in
cui ne emerge e può emergerne un ‘dirit-
to’.
Perché individua la soglia oltre la quale
si esce dall’umano
– e che, d’altra parte,
conosce un
luogo comune
nel luogo di un
sentire comune
–
la ratio
(e conosce, po-
tremmo aggiungere, in Vico, un
luogo co-
mune
in un
sentire personale
– il
pudor
). In
questo senso, per un illuminante para-
dosso, la guerra, ultima
ratio
, diventa una
cartina di tornasole della
ratio
. […]
In
questo senso, ciò che in Grozio epistemolo-
gicamente accade sul piano sincronico – la
‘guerra’ –, in Vico accade sul piano diacro-
nico – la ‘storia’
» (p. 31). Coerentemente
questa interpretazione avvicina la «let-
tura originale e forte» del vichiano Ca-
pograssi, riproponendone i motivi fon-
damentali della «catastrofe» e del «pu-
dore»; quest’ultimo «
non
come problema
etico
ma come problema
epistemologico
»
(pp. 34, 35). Su tale giudizio grava an-
cora un impegno teso ad attualizzare la
filosofia di Vico e quella di Capograssi
nella direzione, a mio giudizio, estranea
ad entrambi, dell’«ottimismo non scritto
in tale modo di pensare. Un ottimismo,
per così dire, preformativo. La storia si
manifesta come un campo di variazioni –
di variazioni
non
arbitrarie […] in un
senso in cui
questa ‘storia’ può essere an-
che ‘natura’
» (p. 36).
[F. L.]
33. M
ARINI
Cesare,
Giambattista Vico
al cospetto del secolo XIX
, a cura di D.