AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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tore Anthropos di Barcellona), Navarro
Gómez riflette qui sul delicato tema della
traduzione. Ripercorrendo un dibattito
che ha inizio con Cicerone, l’A., rifacen-
dosi alla tesi dell’umanista valenciano
Vives, ricorda come storicamente le tre
alternative siano state quella di una tra-
duzione attenta al senso, quella letterale
e quella in cui vanno coniugate le parole
e i significati. Si tratta di posizioni che
con le dovute trasformazioni continuano
ad essere attuali. Rifacendosi alle tesi di
Emilio Betti, l’A. sottolinea come oggi ri-
sultino essenziali l’autore e la sua opera, il
contesto storico-culturale e l’incidenza
nell’attualità; aggiunge poi altri fattori, co-
me la «differenza di
status
socioculturale
tra autore e lettore», la «distanza nello
spazio o nel tempo», «il rapporto con la
tradizione» (p. 112). Complessivamente,
Navarro considera come l’intervento del
traduttore debba essere «comprensivo»
ed «espressivo», piuttosto che «interpreta-
tivo ed esplicativo» (p. 112), ambiti che
devono invece restare nella sfera del letto-
re e protetti dal rischio, che ogni tradut-
tore corre, della
aemulatio
, cioè la tenta-
zione di superare l’autore che si traduce.
[A. S.]
38. N
IKITINSKI
Oleg,
Gian Vincenzo
Gravina nel contesto dell’umanesimo eu-
ropeo. Per una rivalutazione dell’immagi-
ne di Gravina,
Napoli, Vivarium, 2004,
pp. 78.
Ricco di osservazioni generali e di
spunti generici «per una rivalutazione
dell’immagine» del giurista e letterato
Gravina tra «umanesimo latino» e «pen-
siero moderno» (pp. 65 sgg.), l’elegante
volumetto non esita a intervenire sulla
complessa questione dei rapporti con
Vico, erroneamente ricondotta al vecchio
e ormai improponibile schema interpre-
tativo di un (presunto)
primato
o di un
(supposto)
superamento
: «Gravina fu
uno dei più grandi eruditi del suo tempo.
Paragonato ad altri meridionali suoi con-
temporanei che oggi vanno per la mag-
giore, come un Vico o un Giannone, egli
li supera nella cultura storico-antiquaria
[…] La fama europea di Gravina non si
spiega solo col fatto che la sua opera
principale è scritta in latino, che era an-
cora moneta forte europea. È significa-
tivo che Gravina lasciasse l’ambiente
provinciale napoletano: a lui la profon-
dità selvaggia della
Scienza nuova
sarebbe
parsa un po’ provinciale» (pp. 14, 25).
Così, nulla del Gravina filosofo e giu-
rista, letterato e storico può offrire un ta-
le angusto schemino argomentativo, nul-
la di documentato sull’erudizione e la fi-
losofia di Vico può proporre la «selvag-
gia» banalità di una riflessione priva di
senso storico e critico.
[F. L.]
39. O
RLANDO
Pasquale,
Umanesimo
e scienza agli inizi della filosofia moderna
,
in «Aquinas. Rivista Internazionale di
Filosofia» LXVIII (2005) 1-2, pp. 75-96.
Orientandosi programmaticamente
contro la tesi che vede nell’emancipazio-
ne dall’autorità religiosa un tratto salien-
te del pensiero moderno, l’A. intende
rivendicare lo sfondo cristiano e teolo-
gico da cui muovono filosofia e scienza
all’inizio dell’età moderna. Orlando insi-
ste così sulle radici cristiane di molti pen-
satori del XVI e XVII secolo (da Ficino a
Pico della Mirandola, a Cusano, a Era-
smo da Rotterdam), al pari che sull’im-
portanza della cosiddetta «Seconda Sco-
lastica» nella definizione della moderna
concezione del diritto naturale, e non