AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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manca, in queste poche pagine, di distin-
guere, all’interno del naturalismo rinasci-
mentale, una linea opposta a quella bru-
niana. In questo quadro l’accenno a Vico
ha luogo nel saldo ancoraggio ad Ago-
stino, dove, tra lesione del peccato origi-
nale e intervento salvifico della provvi-
denza, secondo l’A. la storia riconosciuta
e conosciuta in quanto opera dell’uomo si
rivela non meno opera di Dio. Vico viene
così a coprire la dimensione storica all’in-
terno di una ricostruzione dell’influenza
del cristianesimo (ma meglio del catto-
licesimo, giacché, secondo l’A., la riforma
è antifilosofica e antiumanistica) sul pen-
siero moderno, in tal modo perentoria-
mente ricondotto nell’alveo della concilia-
zione di fede e ragione su cui di recente
tanto insiste il magistero cattolico.
[L. P. C.]
40. O
TTO
Stephan, recensione a G.
V
ICO
,
De antiquissima italorum sapientia
,
tr. it. a fronte, a cura di M. Sanna (Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 2005,
pp. XXXV-148) in «Historia Philosophi-
ca» IV (2006), pp. 129-130.
41. P
ICCINI
Daniele,
Il ruolo di Giam-
battista Vico nell’ermeneutica di Hans-
Georg Gadamer
, in «Annali della Scuola
Normale Superiore di Pisa» VIII (2003)
1-2, pp. 99-167.
L’A. sottolinea preliminarmente la
critica che Gadamer muove alle «insuffi-
cienze strutturali dell’ermeneutica del ro-
manticismo e di quella dello storicismo»
(p. 99), e osserva che lo stesso Gadamer
pone alla base dell’oggetto della sua cri-
tica il pensiero dell’ultimo Vico e il «suo
famoso principio di convertibilità tra
vero e fatto» (p. 101). Lo scopo dichiara-
to di Piccini è quello di «mettere in luce
la funzione storiografica e simbolica» (p.
102) che la filosofia svolge nella erme-
neutica gadameriana.
Il saggio muove dalla critica di Ga-
damer al presupposto vichiano dell’er-
meneutica romantica. A «rendere l’erme-
neutica una disciplina scientifica sarebbe
riuscito solo Schleiermacher» (p.107),
basandosi su una «metafisica dell’indivi-
dualità» che procede parallelamente a
una «concezione del testo e dell’opera
come espressioni che irrompono da
un’esperienza vissuta interiormente» (p.
109). Il rapporto fra uomo e mondo gene-
ra la compresenza negli uomini di «pro-
pensioni spirituali condivise analogica-
mente con il resto dell’umanità» (p. 110):
un vero e proprio «atto divinatorio» che,
immedesimandosi nello stato d’animo
dell’artista, ne riproduce l’atto creatore.
La critica di Gadamer all’impostazione
dell’ermeneutica romantica e in particola-
re a quella schleiermacheriana, è sostan-
zialmente rivolta ai suoi presupposti. Nel-
la visione di Gadamer, l’ermeneutica non
adempie al suo compito di comprensione
di un messaggio attraverso una comu-
nicazione simpatetica e psicologica con le
intenzioni dell’artista, ma partecipando a
un «senso condiviso», cioè considerando
«sia il coinvolgimento dell’interprete nel-
l’opera da interpretare, sia la distanza tem-
porale che li separa» (p. 118), restituendo
il compito dell’ermeneutica a una dimen-
sione storica e non storicistica.
L’A. affronta poi il tema gadame-
riano dell’ aggancio fra l’ermeneutica e le
scienze storiche sviluppatesi nel romanti-
cismo attraverso le figure di Ranke,
Droysen e in particolare Dilthey, in cui
queste posizioni troveranno la loro
espressione più matura. L’individuo di
Dilthey «viene concepito come un’unità
psico-fisica immersa in una rete di con-
nessioni sociali» (p. 125). Si tratta dun-
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