AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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della «nascita della scissione sociale»,
sono il punto di avvio dell’originale stu-
dio su
Ulisse: un eroe vichiano tra Sofocle
e Adorno
. Per il filosofo napoletano il
protagonista dell’
Odissea
non è solo
l’eroe della conoscenza e del pensiero, la
personificazione del contrasto tra «la ra-
gione e la nuda Natura» (p. 471), ma
l’esplicita identificazione dell’
essere
del-
l’uomo con l’
azione
in vista del
potere
.
Vico tiene conto non tanto della narra-
zione omerica in sé ma della percezione
postomerica dell’eroe della scissione. In
proposito l’interprete cita ed esamina i
luoghi della
Scienza nuova
1725 dedicati
al «Principio della giurisprudenza rigida
degli antichi» e al tema «Dell’inarrivabile
facultà poetica eroica d’Omero». Qui
l’irreprensibile ipocrisia dell’Ulisse «civi-
le» si coniuga con il suo «agire inganna-
tore» e rinvia, nello stesso tempo, a mo-
tivi fondamentali della critica della socie-
tà contemporanea, discussi dall’interpre-
te, evocando l’originale voce di Musil e
del suo «uomo senza qualità» (p. 473),
cui corrispondono le ragioni della radicale
crisi dell’eroico e della sua concettualizza-
zione, la proliferazione di vecchie e nuove
«retoriche» nelle varie forme di comunica-
zione linguistica, tipiche delle società co-
municative di massa del Novecento.
Ed è ancora con Ulisse che si pro-
spettano gli interessi di Placanica per la
poesia e la letteratura italiana con studi
dedicati, in particolare, a Leopardi, nel
quale l’eroe omerico risulta «sì intelligen-
te, paziente e coraggioso: tutto, però,
fuor che amabile, come capostipite degli
uomini moderni, che hanno abbando-
nato la sanità e felicità di natura grazie al-
la ‘misera spiritualizzazione’ che da
Omero in poi ha prodotto i progressi
della civiltà e la connessa infelicità» (p.
470). Più densi giudizi critici su Vico si
addensano a proposito dello
Zibaldone
(
La miseria morale degli italiani: da Leo-
pardi a Pirandello, et ultra
, p. 410), dove i
riferimenti alla tradizione letteraria non
dimenticano il grande mito vichiano e
poi cuochiano dell’antichissima sapienza
italica (
Leopardi. Il Mezzogiorno in idea e
l’Italia
, p. 305). In questa pagina con
l’autore del
Platone in Italia
viene ricor-
data l’opera magistrale di Giuseppe Ma-
ria Galanti che è stato al centro dell’ope-
rosità del Placanica e che raccoglie non
pochi richiami a Vico come modello di
scrittura autobiografica (
Sulle «Memorie
storiche del mio tempo» di Giuseppe
Maria Galanti
, pp. 208-209, 217, 219).
[F. L.]
43.
P
ÖGGELER
Otto,
Giambattista
Vico nella ricezione tedesca
, in
Trent’anni
di presenza nel mondo
, a cura di A. Gar-
gano, Napoli, Istituto Italiano per gli stu-
di filosofici, 2005, pp. 214-221.
Il testo riproduce l’intervento letto il
19 novembre 1991 in occasione della
presentazione al Parlamento Europeo
delle traduzioni tedesca e spagnola della
Scienza nuova
promosse all’epoca dal-
l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici,
e dove l’A. fa il punto degli studi vichiani
in Germania fino agli inizi degli anni
’
90.
Si tratta dunque di un panorama ampia-
mente superato dai molteplici contributi
apparsi nei quindici anni successivi, ma
che risulta ancora oggi utile per verificare
una linea di tendenza che Pöggeler ha in-
dividuato in epoca non sospetta. Le sue
osservazioni sulle «frontiere antichissi-
me» che riemergono «all’interno delle
moderne connessioni politiche e econo-
miche» (p. 214); la considerazione per
cui «l’Europa, diventata più vasta, dovrà
trovare la strada verso uno scambio cul-
turale più intenso, verso una nuova co-
munanza al di là delle antiche diversità,