FABRIZIO LOMONACO
30
però, rinunciare alle ragioni della sua
unicità
39
. Il rifiuto della subordina-
zione della storia alla logica astratta dei sistemi non è rinuncia alla filo-
sofia
tout court
ma affermazione con accenti hegeliani e vichiani di un
complicato «monismo», esito di un’eterna produzione spirituale dal cui
«mutamento» scaturiscono i fatti. Se la storia «non è tutto l’uomo, ma
solo quel tanto di lui che si è attuato nel tempo trascorso», la
filosofia non è dunque riducibile alla storia, perché è invece la filosofia che
produce la storia, essendo essa la scienza che solleva lo spirito al nuovo oriz-
zonte, che la storia poi descrive e contempla. La storia contiene la filosofia del
passato, ma in ricambio la filosofia racchiude la storia dell’avvenire
40
.
F
ABRIZIO
L
OMONACO
39
Questo è l’esito di un’impostazione che ha attirato le riserve critiche di Garin,
incline a riconoscere che la «preoccupazione della ‘continuità’» e l’«idea della persistenza
dei ‘massimi problemi’ sempre uguali» conoscono «un’espressione quasi esemplare nella
storiografia filosofica del Mondolfo […]». Nella sua grande opera su
L’infinito nel pen-
siero dei Greci
«alla radice permane sempre il concetto della filosofia che si sviluppa per
dialettica sua, delle idee che si svolgono per partenogenesi; quindi nel principio sarebbe
già implicita la fine come nel germe la pianta. Tutte le impure fecondazioni della storia
restano al di fuori di questi casti sponsali di puri pensieri cui sono estranei bisogni
corpulenti, lavoro e passione, rivoluzioni e guerre e morti […]» (E. G
ARIN
,
Osservazioni
preliminari a una storia della filosofia
, cit., p. 55 n.). Su questi giudizi e con riferimento
alla storiografia del Mondolfo si vedano le acute osservazioni di P. P
IOVANI
(
Un esame di
coscienza storiografica
[1959], poi in I
D
.,
Conoscenza storica e coscienza morale
, Napoli,
1966, p. 37) che interpreta la critica gariniana della
continuità
come rifiuto dell’«omo-
geneo» opposto al «variato», riconoscibile solo nell’«individuale storico» (ivi, pp. 37-38).
In proposito, cfr. M. D
ONZELLI
,
Studi vichiani e storia delle idee (A proposito di un saggio
di Rodolfo Mondolfo)
, in «Filosofia» XXI (1970) 1, pp. 40-43.
40
F. F
IORENTINO
,
Del positivismo e del platonismo in Italia
[1867], poi in
Scritti
varii…
, cit., pp. 499, 501. Non è casuale, allora, che un interprete acuto abbia potuto
parlare di Mondolfo come
filosofo della storia
, privilegiando tra le sue idee fonda-
mentali quelle «dell’unità dell’umanità», dell’«orizzontalità», della «continuità» e del
«carattere dialettico dello sviluppo storico» con l’uomo al centro delle «necessità e dei
valori economici», dell’«unione di necessità e libertà» (D. F. P
RÒ
,
Rodolfo Mondolfo
,
Buenos Aires, 1967, tr. it. parziale, in
Rodolfo Mondolfo
,
«Critica Sociale», cit., pp. 28
sgg.). Sulla soluzione fiorentiniana del rapporto storia della natura-mondo dello spiri-
to, opposta al «relazionismo» del positivismo di Villari, «rispettoso dell’autonomia dei
due ambiti di ricerca», si veda il commento di F. T
ESSITORE
,
Scienza e vita, decadenza e
rinascenza da Settembrini a Villari
[1985], poi in I
D
.,
Contributi alla storia e alla teoria
dello storicismo
, vol. III, Roma, 1997, p. 135.