L’ORIGINE DEL LINGUAGGIO
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dere in esame il linguaggio come manifestazione di pensiero e di
espressione formale e relazionale. Nelle prime pagine dell’
Introduzione
,
Cassirer, introducendo inattese quanto evidenti analogie con il pensie-
ro di Vico, individua la possibilità di un passaggio dalla «critica della
ragione» alla «critica della civiltà» sulla base dell’abbandono di ogni
semplicistico riduzionismo della riflessione filosofica «all’analisi della
pura
forma conoscitiva
»:
Accanto alla pura funzione conoscitiva si tratta d’intendere la funzione
del pensiero espresso nel linguaggio, la funzione del pensiero mitico-reli-
gioso e la funzione dell’intuizione estetica in tal maniera che risulti eviden-
te come in esse si compia non tanto una ben determinata attività formatri-
ce avente per oggetto il mondo quanto piuttosto un’attività formatrice tesa
verso
il mondo, verso un oggettivo nesso sensibile, e verso un’oggettiva to-
talità intuitiva. La critica della ragione diviene così critica della civiltà. Es-
sa cerca di intendere e di dimostrare come ogni contenuto della civiltà, in
quanto è più di un semplice contenuto singolo, in quanto è formato su di
un generale principio formale, ha come presupposto una originaria attività
dello spirito. Solo qui la tesi fondamentale dell’idealismo trova la sua vera
e compiuta conferma. Fino a quando la riflessione filosofica si riferisce
solamente all’analisi della pura
forma conoscitiva
e si limita a questo com-
pito, non può essere distrutta del tutto neppure la forza della visione inge-
nuamente realistica del mondo
20
.
La lunga citazione mette in rilievo come per il filosofo di Breslavia,
in maniera certo non dissimile dall’assunto vichiano della «Storia delle
nazioni», ogni produzione dello spirito – linguaggio, mito, arte, ma in
senso generale ‘semplicemente’ scienza – si articola senza gerarchia
entro quella che egli definisce
civiltà.
Poco più oltre il richiamo a Vico torna a farsi sentire nuovamente, e
questa volta in maniera ancora più esplicita. Dopo avere chiarito che
nell’ambito del proprio sistema speculativo il ‘simbolo’ riveste una
funzione di mediazione tra «mondo dell’esperienza» ed «elaborazione
delle forme», Cassirer mostra la ferma convinzione che alla sfera del
sensibile è dato manifestarsi nei diversi campi della «creatività spiritua-
le» solo attraverso quella che egli – insieme a Goethe – definisce «vera
e propria fantasia sensibile»:
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Ivi, p. 12.
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