ALESSIA SCOGNAMIGLIO
40
In tutti questi campi si appalesa in effetti come vero mezzo del loro im-
manente progresso il fatto che essi fanno sorgere accanto al mondo della
percezione e al di sopra di esso uno specifico libero
mondo di immagin
i:
un mondo che per la sua natura immediata porta tuttavia in sé il colore del
sensibile, ma che rappresenta una sensibilità già formata e quindi
dominata dallo spirito. Qui non si tratta di un sensibile semplicemente
dato e trovato, ma di un sistema di molteplicità sensibili prodotte in una
qualche forma del libero immaginare
21
.
L’autonomia conoscitiva della fantasia così come la sua funzione
‘formatrice’ sono dunque rilevate e accertate tramite un ragionamento
che non è poi tanto distante da quello elaborato da Vico, il quale a
partire dal contesto delle
Orazioni inaugurali
individuava proprio nella
fantasia la facoltà di «rappresentare con immagini la realtà»
22
.
Il riferimento sia pur mediato e analogico a Vico si pone così all’ori-
gine di un processo di chiarificazione ‘filosofica’ riguardo la piena
dignità da conferire alla sfera dell’immaginazione. Gli assunti del
De
ratione
nei quali Vico riconosce nella fantasia e nella memoria parti es-
senziali e imprescindibili dell’articolazione del metodo degli studi dei
21
Ivi, p. 22. E ancora poco oltre: «Anche la fantasia mitica, per quanto fortemente
radicata nel mondo della sensibilità, è purtuttavia al di sopra della mera passività del
fatto sensibile […]. Il mondo del mito non è un mero prodotto dell’estro o del caso,
esso ha invece le sue proprie leggi fondamentali che ne regolano l’attività formatrice e
influiscono su tutte le sue particolari manifestazioni» (ivi, p. 23).
22
«Essa [la fantasia] immaginò le divinità maggiori e le minori, essa immaginò gli
eroi, essa ora svolge le sue idee, ora le collega, ora le distingue; essa pone sotto i nostri
occhi terre infinitamente lontane, abbraccia quelle distinte fra loro, valica quelle inac-
cessibili, scopre quelle inesplorate, apre strade per quelle impervie […]. Quanto poco
degnamente hai dissertato sinora sui moti dell’animo, o filosofia, tu che consideri que-
sta operazione della mente [la fantasia] come una delle sue prime percezioni sensoriali,
benché sia chiaro che vi sono in essa tante e così complete deduzioni e tanti ragiona-
menti» (G. V
ICO
,
Le Orazioni inaugurali I-VI
, a cura di G. G. Visconti, Bologna, 1982,
Or. I
, pp. 83, 85).
Fondamentale a tale proposito resta la lucida analisi di Giuseppe Cacciatore, che a tale
riguardo afferma: «Nella fantasia – e nei suoi procedimenti, primo fra tutti la metafora – si
esprime una potenza di configurazione del reale che non ha pari: una profonda ‘facultas
percipiendi’, una rapida capacità di collegare e distinguere (‘componendi secernendique’) e
una altrettanto veloce di ragionare (‘ratiocinandi’). La fantasia, dunque, non è solo il nec-
essario supporto del discorso metaforico ma diventa forza formatrice indispensabile
allo stesso procedimento razionale del pensiero» (G. C
ACCIATORE
,
Simbolo e storia tra
Vico e Cassirer
, in
Vico und die Zeichen / Vico e i segni
, a cura di J. Trabant, Tübingen,
1995, p. 258).