ALESSIA SCOGNAMIGLIO
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mina a partire dal centrale problema filosofico della possibilità di fon-
dare una ‘scienza nuova’, a partire dalle importanti novità annunciate
nel
De uno
: il punto chiave diventa la piena assunzione da parte di
Vico dell’idea della «poieticità» umana, della capacità insita nell’uomo
di pensare Dio e di dare vita al mondo storico, una problematica che
apre a sua volta la strada alla possibilità di porre la questione del ‘si-
gnificato’ che gli uomini attribuiscono alle cose, e del carattere simbo-
lico che queste naturalmente assumono. Vico insiste fermamente sulla
stretta connessione che esiste tra lo sviluppo della vita civile e quello
della lingua, visto che di fatto tale relazione fa si che il linguaggio ten-
da ad assumere la stessa articolazione triadica che è propria della vita
civile, giacché anche esso, come le età dell’uomo e della storia, è prima
divino
, poi
eroico
e infine
umano
35
. In ogni caso, ciò che qui crediamo
debba essere sottolineato è la forte esigenza di universalità espressa da
Vico, un’universalità che, procedendo dalla coscienza umana, rende
possibile la comunicazione degli uomini tra loro
36
.
Il nesso profondo che esiste tra le forme della vita politico-culturale
e quelle del linguaggio consente pertanto a Vico l’individuazione di un
principio generale, secondo il quale le lingue sono da sempre e impre-
scindibilmente legate ai vari gradi e contenuti dell’esperienza umana.
La lingua divina è per Vico «muta per cenni o corpi ch’avessero natu-
rali rapporti all’idee ch’essi volevan significare», quella eroica è invece
una favella «per imprese eroiche […] per simiglianze, comparazioni,
immagini, metafore e naturali descrizioni», quella umana, infine, si ar-
ticola «per voci convenute da’ popoli, della quale sono assoluti signori
i popoli»
37
. In ciascuna di queste forme linguistiche si esprime allora la
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«[…] L’età degli dei, nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini
governi, e ogni cosa essere loro comandata con gli auspìci e con gli oracoli, che sono le
più vecchie cose della storia profana; – l’età degli eroi, nella quale dappertutto essi re-
gnarono in repubbliche aristocratiche, per una certa da essi riputata differenza di su-
perior natura a quelli de’ lor plebei; – e finalmente l’età degli uomini, nella quale tutti
si riconobbero esser uguali in natura umana, e perciò vi si celebrarono prima le repub-
bliche popolari e finalmente le monarchie, le quali entrambe sono forme di governi
umani» (I
D
.,
Princìpi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni
[1744], in
Opere
, cit., vol. I, p. 438, § 31; d’ora in poi
Sn44
).
36
«Ogni processo di generalizzazione avviene sotto la spinta della
vis veri
e del-
l’esigenza di universalità in cui essa si esprime, perciò il
carattere poetico
è qualificato
anche come
universale fantastico
» (A. M.
J
ACOBELLI
I
SOLDI
,
La teoria vichiana del
linguaggio
, in «Il Cannocchiale» I, 1992, p. 12; il corsivo è nostro).
37
Sn44
, p. 439, § 32.