L’ORIGINE DEL LINGUAGGIO
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capacità ‘simbolizzatrice’ dell’uomo, e ciascuna di esse ha il proprio
carattere poetico, il segno che l’uomo vede, coglie e interpreta. Inten-
zione di Vico è, infatti, voler dimostrare che la lingua convenzional-
mente usata dagli uomini per comunicare tra loro è solo apparente-
mente arbitraria: serve appunto per ‘comunicare’. Dietro di essa, a ben
vedere, si scorgono stratificate addirittura due forme di ‘semiosi’, e
cioè una lingua che si esprime tramite gesti, «cenni», «geroglifici» e
«caratteri» prevalentemente visivi, e una lingua eroica che si articola
grazie a segni, immagini visive e acustiche. Pur presentandosi razio-
nale, la lingua umana affonda dunque le proprie radici nella facoltà più
corporea della mente: la fantasia
38
.
Così Vico – «il pensatore che per primo ha osato abbozzare un di-
segno comprensivo e sistematico delle scienze dello spirito»
39
– ha per
Cassirer il merito di aver rifiutato giustamente le tesi convenzionalisti-
che, e di avere finalmente posto non solo la questione del reperimento
di un legame ‘naturale’ tra le parole e il loro significato da ricercarsi
nell’idea di un «dizionario universale» comune
40
, ma di aver messo al-
tresì in atto l’arduo tentativo di ricostruire l’origine e l’evoluzione delle
lingue, sostenendo la genesi poetica e individuale del linguaggio.
38
Fondamentale e indispensabile in questo senso è tutta l’analisi di J. T
RABANT
,
La
scienza nuova dei segni antichi. La sematologia di Vico
,
cit.
39
FFS
I, p. 106.
40
L’idea di un «vocabolario» o «dizionario mentale comune» è esposta in un passo
della
Scienza nuova
del 1725 (G. V
ICO
,
Princìpi di una scienza nuova d’intorno alla na-
tura delle nazioni
[1725], in I
D
.,
Opere
,
cit., vol. II, pp. 1164-1166). Nella redazione
del 1744 Vico riprende più volte il concetto di «vocabolario» o «lingua mentale comu-
ne»: «È necessario che vi sia nella natura delle cose umane una lingua mentale comune
a tutte le nazioni, la quale uniformemente intenda la sostanza delle cose agibili nel-
l’umana vita socievole, e la spieghi con tante diverse modificazioni per quanti diversi
aspetti possan aver esse cose» (
Sn44
, p. 503, ma cfr. pure le pp. 441, 498-499, 613-615,
631, 661, 669-670).
Essenziale, a tale riguardo, è l’accorta analisi di D. Ph Verene, il quale partendo
proprio dall’intuizione vichiana del «vocabolario mentale comune» si collega alla no-
zione di un senso comune del genere umano che «sotteso a ogni attività umana […],
non varia da nazione a nazione o da popolo a popolo […], è base della nuova
arte criti-
ca
da cui dipende la nuova scienza vichiana nel suo complesso» (D. P
H
. V
ERENE
,
Vico.
La scienza della fantasia
, Roma, 1984, p. 183); ma cfr. anche
Vico’s
Influence on
Cassirer
, in «New Vico Studies» III (1985), pp. 105-111, in partic. pp. 107-109; e
Vico’s Science of Imaginative universals and the Philosophy of symbolic forms
,
in
Giambattista Vico’s Science of Humanity
,
a cura di G. Tagliacozzo e D. Ph. Verene,
Baltimore-London, 1976, pp. 295-317.