ALESSIA SCOGNAMIGLIO
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L’idea centrale e forte della concezione linguistica vichiana è che alla
base delle diverse lingue ci sia un dizionario ‘mentale’ comune, e che al
di là dei diversi lemmi degli idiomi concreti ci sia una ‘voce mentale’
comune in grado di dare vita alla lingua ‘antica’ dell’umanità, collettiva
e universale. Se – osserva Vico – presso popoli diversi e sconosciuti tra
loro nascono idee nelle quali si riscontra un grado alto di uniformità,
ciò vuol dire che esiste «un motivo comune di vero». Il senso comune
del genere umano, quella capacità sintetica concessa ai popoli dalla
provvidenza, per giungere a definire il certo «d’intorno al diritto natu-
ral delle genti, del quale le nazioni si accertano con intendere l’unità
sostanziali di cotal diritto», consente la formazione di quel
dizionario
mentale
che è – di certo – all’origine di tutte le lingue articolate diver-
se, ma che è anche la base su cui «sta conceputa la storia ideal eterna
che ne dia le storie in tempo di tutte le nazioni»
41
.
L’intuizione vichiana di «un vocabolario mentale» che sia da sem-
pre comune a tutte le lingue, appare a Cassirer come una supposizione
giusta, visto che anch’egli condivide l’idea del filosofo napoletano se-
condo cui quasi tutte le espressioni sono nate da qualità
naturali
delle
cose, o da impressioni sensibili ed emozioni
42
. Per Vico tutte le parole
originarie erano generate da radici monosillabiche, in grado di ripro-
durre per onomatopea un suono naturale oggettivo, e quali puri suoni
sensibili esse erano perciò anche l’espressione diretta e spontanea di
uno o più stati d’animo. Alla formazione delle interiezioni si riallaccia
poi, in maniera congiunta, quella di pronomi e particelle che nella loro
forma fondamentale si riconducono anch’essi a pure radici mono-
sillabiche, dalle quali avrebbero avuto origine i nomi, e solo da questi i
verbi, secondo un processo che è proprio del linguaggio infantile
43
.
Di certo a Cassirer non sfugge l’ingenua arbitrarietà dell’etimologia
vichiana, che è «puramente speculativa» e priva di qualsiasi supporto,
41
Sn44
, p. 499, § 145.
42
FFS
I, p. 105.
43
Si veda il contributo di G. D
ORFLES
,
Mito e metafora in Cassirer e Vico
,
in «Il
Pensiero» XIII (1968), pp. 145-158, in partic. le pp. 147-149, dove, sebbene si prenda
essenzialmente in esame il problema dell’origine del pensiero mitico tanto in Vico
quanto in Cassirer, si riscontrano pure indicazioni interessanti riguardo la concezione
dell’origine del linguaggio secondo i processi mentali legati all’infanzia. Utili spunti su
ciò possono essere rinvenuti anche in parte del discorso più generale di B. L
AURETA
-
NO
,
Il linguaggio tra mito e logo nel pensiero di Ernst Cassirer
,
in «Il Pensiero» XIII
(1968), pp. 159-293, in partic. le pp. 159-173; e di S. V
ECA
,
Elementi di morfologia.
Saggio su Cassirer
, in «Il Pensiero» XIV (1969), pp. 35-70.