«MEMOREEVIDENTEMENTEDELL’ESEMPIOVICHIANO»
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concettuali» sono costituite da una intuizione singolare che, senza al-
cuna pretesa di consentire la conoscenza di un individuo, si pone inve-
ce come rappresentante simbolica di caratteri comuni; per fare un
esempio: quando vuole formare uno pseudoconcetto, «lo spirito pra-
tico […] in fatto di conoscenza del tutto sterile […] dice a un gatto:
‘tu mi rappresenterai tutti i gatti’, o a una rosa: ‘ecco, ti disegno nel
mio trattato di botanica, e tu rappresenterai tutte le rose’»
10
. Ciò che si
può fare a proposito dell’intera massa complessiva degli esemplari di
un determinato genere di oggetti, si può ripetere anche di fronte alla
ricchezza dei vari momenti che si susseguono lungo il corso di un’inte-
ra vita; «lo spirito pratico» può cioè estrapolare dalla palpitante molte-
plicità della storia vissuta di un individuo un singolo aspetto e senten-
ziare arbitrariamente che esso rappresenterà simbolicamente quel tale
individuo nella sua totalità. Vale a dire: se allo spirito atteggiato teore-
ticamente è interdetta la formazione del
concetto
di un individuo, lo
stesso, nel suo agire pratico, ne può però costruire lo
pseudoconcetto
.
Socrate – spiega Croce con un esempio – fu un cittadino e filosofo ate-
niese, che, come filosofo, oltrepassò la sofistica e, come cittadino, fu un
novatore: questo, si dirà, è il concetto di Socrate, e, rispetto a questo,
l’aver Socrate lavorato da scultore e fatto il gruppo delle Cariati che si ve-
deva a pie’ della scala dell’Acropoli, e l’aver combattuto a Potidea salvan-
do la vita ad Alcibiade, e discusso con Protagora, e nell’anno primo della
XCV Olimpiade sorbito la cicuta, appariranno le rappresentazioni in cui
quel concetto s’incarna. Basta un momento di riflessione per riconoscere
che
Socrate non è se non la vita di Socrate
: pure, quell’
estratto concentrato
,
quello
pseudoconcetto
dell’individuo Socrate, ci rende qualche servigio, e
però noi lo formiamo e adoperiamo, malgrado la sua irrazionalità teore-
tica, che non è poi irrazionalità allorché dal momento propriamente teore-
tico siamo già fuori
11
.
10
Ivi, pp. 47 sgg.
11
Lineamenti…
, cit., pp. 66 sgg.; i corsivi sono nostri. Diversi anni più tardi, rife-
rendosi alla «coincidenza» del carattere di un popolo con la sua storia, Croce farà af-
fermazioni di tenore analogo: «Qual è il carattere di un popolo? La sua storia: tutta la
sua storia e nient’altro che la sua storia. La coincidenza è, in questo caso, perfetta, o,
piuttosto, non si tratta di coincidenza ma di identità» (B. C
ROCE
,
Le descrizioni dei
caratteri dei popoli
, nei
Marginalia
di
Teoria e storia della storiografia
, a cura di G.
Galasso, Milano, 1989 – per notizie sull’edizione originale cfr.
infra
, nota 12 –, pp.
378-380, qui p. 378).
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