«MEMOREEVIDENTEMENTEDELL’ESEMPIOVICHIANO»
65
dunque «non gli appartiene se non per patronato e per adozione»
57
; è
il risultato dell’individuo sollevatosi all’universale e dell’universale rea-
lizzatosi nell’individuo, è la produzione del tutto di cui il singolo crea-
tore putativo è sì parte, ma insufficiente a rendere ragione da solo della
sua produzione: «la singola opera» è infatti «sempre in funzione del
tutto col quale e nel quale soltanto […] è intelligibile»
58
. Essa non è
l’esito di una creazione dal nulla ed esclusiva dell’individuo – il quale,
al contrario, nella sua operosità ha dietro di sé l’intero svolgimento spi-
rituale dell’umanità
59
ed accanto a sé le «forze» agenti del proprio tem-
po – ma gli è, per così dire, «commessa»
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dal Tutto, da quella che
Croce, mutuando il termine dal linguaggio religioso
61
, chiama la Prov-
videnza, la quale stabilisce il «particolare compito che a ciascun indivi-
duo, in ciascuna situazione è assegnato»
62
; mentre la forza necessaria a
compierla «gli viene prestata»
63
ancora di nuovo dal Tutto, ma questa
volta nelle vesti del concetto laicizzato della Grazia
64
. Così inteso, l’agi-
re del singolo, assunto nell’universale, è «volizione» individuale «com-
presa e risoluta» nell’«insieme di tutte le volizioni», ovvero è «azione»
che, in quanto «opera del singolo», si fa «accadimento»; vale a dire,
come Croce scrive insistendo ancora una volta e con retorica efficacia
nel sottile ammiccamento alla terminologia religiosa, «opera del Tutto:
[…] di Dio», «risposta a tutte le proposte»
65
suscitate dalla e nella
situazione storica in cui quell’agire stesso si colloca. Quando la partita
57
L’indagine degli autori o dei responsabili e l’indagine storica
, ivi, p. 137.
58
Particolarità e totalità della storia
, ivi, p. 199.
59
Introducendo il catalogo laterziano delle proprie opere, Croce non soltanto le
caratterizzava come «una risoluta affermazione di umanismo o […] di storicismo», ma
definiva anche quest’ultimo come «unicamente rivolto a sempre più e meglio intende-
re l’uomo interiore, lo spirito» (
Introduzione…
, cit., p. 1177). Altrove il filosofo abruz-
zese chiariva il rapporto fra operosità e storia, affermando: «L’opera, che l’individuo
scrive o dipinge o altrimenti viene esprimendo, è quella che è, perché a questo punto e
non ad altro è giunto il corso della storia; e, fuori del suo momento storico, diventa in-
concepibile e sfuma nell’inesistente» (
L’individuo e l’opera
, in I
D
.,
Frammenti di etica
,
cit., p. 142).
60
L’individuo, la Grazia e la Provvidenza
, ivi, pp. 132-135, in partic. p. 133.
61
S
torie pragmatiche…
, cit., p. 124.
62
L’individuo, la Grazia e la Provvidenza
, cit., p. 134.
63
Ivi, p. 133.
64
Ivi, p. 134.
65
I
D
.,
Filosofia della pratica. Economica ed etica
[1909], 2 voll. a cura di M. Taran-
tino, con una nota di G. Sasso, Napoli, 1996, vol. I, p. 68.