«MEMOREEVIDENTEMENTEDELL’ESEMPIOVICHIANO»
71
pazione. Il richiamo all’indissolubile nesso vichiano di filologia e filo-
sofia
80
, che serve a Croce per ribadire la necessità di «conoscere la let-
teratura dell’argomento», utile alla giustificazione di «un lavoro scien-
tifico» perché consente di stabilire se esso «fa muovere un passo in-
nanzi sul già saputo e assodato»
81
, lo rende avvertito nel contempo di
quanto la propria originale riflessione – come quella di ogni altro filo-
sofo – si venga sempre svolgendo in un dialogo con i pensatori del pas-
sato che non può cessare senza che cessi anche il filosofare. Ecco per-
ché Croce ha difficoltà a parlare della ‘sua’ filosofia; il possessivo infat-
ti gli «suona male», poiché «chi in un mestiere ripiglia tra mano il lavo-
ro interrotto del compagno e predecessore e lo perfeziona, non usa
chiamarlo» ‘suo’, «ma tutt’al più lo dice ‘nostro’»
82
; la sua riflessione,
come quella di «ogni altro pensatore, piccolo o grande che sia», vuole
e non può non avere un carattere dialogico-polifonico, poiché, al pari
di ogni altra indagine filosofica non può «attuarsi se non in correla-
zione e connessione»
83
con quelle che l’hanno preceduta.
Una concezione corale del pensare affine a questa che si è appena
esaminata si ritrova – pur nella diversità delle prospettive ispiratrici –
anche in Giambattista Vico, uno dei numi tutelari, come si sa, del filo-
sofo abruzzese. Si pensa qui soprattutto al Vico delle
Orazioni inaugu-
rali
e del
De antiquissima
84
. Anche per il giovane professore di elo-
quenza, che, inaugurando per la prima volta nella sua carriera l’anno
80
Cfr.
Introduzione…
, cit., p. 1179.
81
Ivi, pp. 1179 sgg.
82
Intorno al mio lavoro filosofico
, in
La mia filosofia
, cit., p. 11. Questo saggio,
scritto nel 1945 per una rivista inglese («Contact») ed intitolato
La mia filosofia
, fu
qualche anno dopo inserito in
Filosofia e storiografia
(Bari, 1949, pp. 53-65) con il tito-
lo definitivo
Intorno al mio lavoro filosofico
e poi riproposto in apertura dell’antologia
Filosofia – Poesia – Storia
del 1951. Questo sintomatico cambiamento di titolo, secon-
do Galasso, è una «dimostrazione ulteriore di quanto» a Croce «premesse di insistere
sul concetto che il suo non fosse un ‘pensiero’ o ‘sistema’ o, comunque, qualcosa di
strettamente personale e, per così dire, privato; che fosse invece una ricerca ininterrot-
ta, impossibile a interrompersi e in relazione e in raccordo con lo svolgimento generale
del pensiero e con i problemi della propria epoca» (G. G
ALASSO
,
Nota del curatore
, in
B. C
ROCE
,
La mia filosofia
, cit., p. 357).
83
Intorno al mio lavoro filosofico
, cit., p. 13.
84
Per una trattazione più ampia e particolareggiata di questo tema sia consentito
rinviare al mio lavoro
Ragione narrativa ed elaborazione dialogica del sapere. L’autobio-
grafia di Giambattista Vico e il suo contenuto problematico
, in questo «Bollettino»
XXXIV (2005), pp. 113-167, in partic. pp. 119 sgg.