ROSARIODIANA
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è mossa la teoresi vichiana, che non può e non vuole mai assumere la
forma di una riflessione elaborata in solitudine
95
.
Com’è noto, l’autore della
Scienza nuova
compose un’autobiografia,
elaborandola in tre diversi e successivi momenti: nel 1723 una prima
parte, che, unita ad una seconda, scritta nel 1728, fu pubblicata in que-
sto stesso anno in una
Raccolta
veneziana di saggi
96
; infine un’
Aggiunta
del 1731
97
. L’occasione per parlare di sé come studioso fu offerta a
Vico dal nobile friulano Giovanartico di Porcìa (1682-1743), che, ani-
mato da velleità letterarie e forse sulla scorta di un auspicio leibniziano
individuato dallo stesso Croce ma di cui non v’è traccia nello scritto
programmatico del conte
98
, concepì fin dal 1721 un
Progetto ai Lette-
95
A leggere il riferimento di Vico all’antica sapienza italica come espressione di
quel modo peculiare di fare filosofia, così refrattario ad ogni meditazione condotta, se-
condo lo stile cartesiano, nel più rigoroso isolamento, è anche E. V
OEGELIN
,
La «Scien-
za nuova» nella storia del pensiero politico
, tr. it. Napoli, 1996, pp. 44-45.
96
Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo
, in
Raccolta d’opuscoli scientifici
e filologici
, a cura di A. Calogerà, Venezia, I [1728], pp. 147-256 (l’edizione di
riferimento è qui quella pubblicata in
Opere
, cit., vol. I, pp. 5-85; d’ora in poi
Vita
). La
Vita
vichiana fu dunque scritta in due riprese. Una prima parte, compresa fra l’inizio e
la citazione da Le Clerc: «‘e la di lui opera come un originale pieno d’importanti sco-
perte’» (
Vita
, pp. 5-53), rimontante al 1723, secondo la datazione di Battistini, che si
fonda su di una lettera del 5 gennaio 1724, in cui Porcìa comunicava ad Antonio
Vallisnieri di aver già «mandata al P. Lodoli la vita del Vico» insieme al suo «progetto,
per unitamente farli stampare» (cit. in
Opere
, cit., vol. II, p. 1232) e corregge, antici-
pandola, la data di composizione individuata da Croce e Nicolini, i quali per questa
prima parte dell’autobiografia vichiana indicavano l’anno 1725 (I
D
.,
L’Autobiografia, il
carteggio e le poesie varie
, a cura di B. Croce e F. Nicolini, Bari, 1929
2
– I ed. a cura di
B. Croce, ivi, 1911 – p. 375). Una seconda parte, che comincia con le parole: «Ma non
d’altronde si può intendere…» (
Vita
, p. 53-60), è del 1728 (il manoscritto fu spedito a
Porcìa il 10 marzo 1728, cfr.
L’Autobiografia, il carteggio e le poesie varie
, cit., p. 375;
ma sulla questione si veda anche
Opere
, cit., vol. II, pp. 1232 sgg.). La successiva
Ag-
giunta
, che è del 1731 (cfr.
L’Autobiografia, il carteggio e le poesie varie
, cit., pp. 376
sgg.) fu pensata ed elaborata quale integrazione delle parti precedenti ed utilizzata,
unitamente ad esse, anche questa volta per rispondere ad un invito: quello di Ludo-
vico Antonio Muratori, che si faceva promotore dell’ingresso di Vico nella ricostituita
Accademia degli Assorditi di Urbino e perciò gli raccomandava di inviare uno scritto
autobiografico all’erudito Gian Prospero Bulgarelli, curatore anch’egli di una raccolta
di biografie che, come quella di Porcìa, non fu mai realizzata (cfr.
Opere
, cit., vol. II,
p. 1234).
97
I
D
.,
Aggiunta fatta dal Vico alla sua autobiografia
, in
Opere
, cit., vol. I, pp. 61-85.
98
Si tratta di una lettera viennese di Leibniz del 22 marzo 1714, in cui il filosofo
scriveva: «Je voudrois que les Auteurs nous donassent l’Histoire de leur découvertes et
1...,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73 75,76,77,78,79,80,81,82,83,84,...244