«MEMOREEVIDENTEMENTEDELL’ESEMPIOVICHIANO»
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in una lettera a Giovanni Gentile del 16 maggio 1918, mentre il
Contri-
buto
era in corso di stampa,
Quel mio scritterello autobiografico è, più che altro, un
saggio pedagogico
:
non avendo altra pratica di scuola che quella che ho fatta a me stesso, è l’uni-
co saggio pedagogico che potessi mai comporre
108
.
Con la ricostruzione storica ‘pensata’ del «cammino percorso»,
Croce nel contempo descriveva seguendola nel suo progressivo artico-
larsi – come già Vico aveva fatto duecento anni prima – una grande
esperienza di autoformazione, della quale peraltro – precisava il filo-
sofo – non era possibile indicare la fine, dal momento che l’«educazio-
ne» non può essere confinata «a una prima parte della vita», ma, al
contrario, è la vita nella sua interezza a dover essere concepita «come
continua educazione»; sicché, quando l’apprendere si ritiene concluso,
anche la «vita si arresta e non si chiama più vita ma morte»
109
. Autodi-
datta da giovane per scelta, poi convintosi che la vita intellettuale –
ovvero, per lui, la ‘vita’ per antonomasia
110
– consista nell’«unità del sa-
pere e dell’imparare»
111
diacronicamente sempre in corso, Croce non
poteva
a posteriori
non ravvisare nel
Contributo
un «saggio pedago-
gico», vale a dire non poteva non accorgersi che gli aspetti generali del
proprio metodo di lavoro, lungi dal trovare adeguata esposizione in un
trattato, si potevano illustrare meglio e solo raccontando le vicende
della propria operosità spirituale
112
: anche qui, dunque, la narrazione si
108
I
D
.,
Lettere a Giovanni Gentile (1896-1924)
, a cura di A. Croce, Milano, 1981,
p. 559.
109
Contributo…
, cit., p. 45.
110
L’unica degna di comparire nel
Contributo
, come si conferma anche in A.
P
ARENTE
,
Appunti autobiografici e piani di lavoro di Croce
, in «Rivista di Studi
Crociani» IV (1967), 1, pp. 1-20, qui p. 8.
111
Contributo…
, cit., p. 45.
112
Che la storia dell’operosità crociana non sia da intendersi in realtà come l’eve-
nire ‘olimpico’ di sempre nuovi prodotti spirituali, ma al contrario come l’esito di uno
sforzo incessante teso ad arginare, esorcizzare e trasfigurare una difettività patica (an-
goscia, tristezza, ecc.), di cui spesso – per inclinazione o per partecipazione vissuta agli
eventi drammatici della storia europea o dolorosi della propria vita personale – era
preda il filosofo abruzzese, lo chiarisce eccellentemente lo studio svolto quindici anni
fa da Gennaro Sasso sui
Taccuini di lavoro
, che Croce tenne ininterrottamente dal
1906 al 1950 per «invigilare» se stesso (G. S
ASSO
,
Per invigilare me stesso. I «Taccuini
di lavoro» di Benedetto Croce
, Bologna, 1989; la citazione è tratta da una nota dei
1...,67,68,69,70,71,72,73,74,75,76 78,79,80,81,82,83,84,85,86,87,...244