ROSARIODIANA
84
ed acre»
139
, indotta nel fanciullo dal trauma insperabilmente superato
per la brutta caduta, o la «dolce voluttà» che l’«odore di carta stampa-
ta […] dava»
140
al Croce bambino – per citare solo due esempi, e non
dei più notevoli – diventano per entrambi i filosofi autobiografi indizio
del loro genio ancora
in nuce
che saprà dar prova di sé in futuro.
Non si può negare però che, rispetto alla proposta ferrariana di una
auto/biografia attenta alla effettività, in cui ogni evento risulti autocen-
trato e non riferito a qualcosa d’altro, dotato di un significato in sé e
per le conseguenze che nei fatti genera, non suscettibile di desumere o
perdere la propria rilevanza in relazione all’esito ritenuto conclusivo di
un processo storico
141
, quella di Croce – sulla scorta del modello vi-
chiano – sembra troppo privilegiare l’universale a danno dell’indivi-
duale; un individuale che, in tanto può essere ricondotto all’idea, in
quanto si lascia comprimere sotto il suo peso e non oppone resistenza
alla spinta spirituale propulsiva che ne espunge i tratti patici e troppo
personali per renderlo infine – così levigato – compatibile con la ben
rotonda sfera di uno svolgimento progressivo ascendente e culminante
nel nostro caso in un capo d’opera che dirama i suoi tentacoli e tutto
tiene sotto di sé, tutto riduce a sé. Se si seguono i presupposti della
‘storiosofia’ crociana, si corre dunque il rischio di pervenire ad un
modello di auto/biografia in cui la narrazione appaia gravata da una
‘cappa filosofica’ poco o nient’affatto disponibile a riconoscere al-
l’espressione dei sentimenti privati – non immediatamente sussumibili
sotto l’universale, magari però non ininfluenti a configurare nella sua
139
Vita
, p. 5.
140
Contributo…
, cit., p. 15. Anche Cacciatore accenna al racconto del piacere che
la vista ed il profumo dei libri suscitava nel piccolo Croce, «a sei e sette anni» (
ibid.
);
ma lo fa per mostrare come nella prima parte del
Contributo
, malgrado la perentoria
dichiarazione di volerli escludere dal racconto di sé (
ibid
., pp. 11 sgg.), memorie, con-
fessioni e ricordi personali si insinuino proditoriamente nella narrazione autobiogra-
fica (G. C
ACCIATORE
,
Croce e l’autobiografia
, relazione letta al Convegno tenutosi a
Gargnano del Garda nel settembre 2003 su
Autobiografia, autobiografie, ricostruzione
di sé
, p. 3 del dattiloscritto). Sulla presenza di una «curvatura esistenziale e vitale» (ivi,
p. 1) nell’opera di Croce cfr. anche I
D
.,
Il concetto di vita in Croce
, in
Croce e Gentile
fra tradizione nazionale e filosofia europea
, cit., pp. 145-180.
141
L’interpretazione di Ferrari dell’autobiografia vichiana va messa certo in re-
lazione con quello stile generale antimetafisico del suo pensiero che si esprimerà nelle
opere della maturità (cfr. in proposito G. F
ERRARI
,
Filosofia della rivoluzione
[1851], a
cura di G. Santonastaso, Milano, 1970, nonché M. M
ARTIRANO
,
Giuseppe Ferrari edi-
tore e interprete di Vico
, cit., pp. 145 sgg.).