ANDREA DI MIELE
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L’enciclopedia per Vico, ha una sua
logica
che egli chiama
logica poe-
tica
ed è, in senso nuovo, una
scienza
, ma non una scienza astratta e cate-
goriale, bensì una scienza concreta e precategoriale, come quella che
Husserl chiama scienza della
Lebenswelt
. La scienza astratta categoriale,
quando dimentica le operazioni dalle quali derivano le categorie, Vico la
considera una nuova barbarie e la chiama
logica degli addottrinati
2
.
Tuttavia, prima di ritornare su tali nessi, occorre ricostruire con or-
dine, tentando di seguire un indirizzo critico credibile, quei rapporti.
Vorremmo così mostrare, anzitutto, come l’analisi della filosofia vi-
chiana divenga, per Paci, momento di sintesi forte del suo stesso
itine-
rarium philosophicum
3
riannodandosi ai primi sviluppi del suo pensie-
ro, ma vorremmo altresì mettere in luce secondo quali tracce l’ombra
lunga di Vico, oltre a tornare indietro, verso l’interpretazione platonica
di Paci, muova in avanti verso Husserl, accompagnando la costruzione
di una enciclopedia fenomenologica.
Da questa analisi integrata emerge, a nostro avviso, l’uso paciano di
uno stilema ermeneutico, che pur differenziandosi nei singoli contenu-
ti, attiene sempre ad una medesima polarità dialettica:
vita e verità
. Ta-
li termini appartengono alla sua storia personale e intellettuale non già
e non solo per il sapore banfiano cui alludono ma perché, dal magiste-
ro del maestro, egli seppe trarli modificandone l’estensione e coglien-
doli, in differenti tonalità, nei suoi tanti
auttori
:
δόξα
e
ε
i&
δος
in Plato-
ne,
natura
e
provvedenza
in Vico,
Lebenswelt
e
telos
in Husserl. Ma, si
2
Vico, lo strutturalismo…
cit., pp. 53-54.
3
La filosofia vichiana rappresenta, in Paci, una suggestione fortemente evocativa
anche per via d’una fortunosa coincidenza: nel lager in cui visse la sua prigionia du-
rante il secondo conflitto mondiale, era presente una copia del noto saggio di Fausto
Nicolini,
La giovinezza di Giambattista Vico
. Un libro in un lager. Paci lo rilesse molte
volte pensando a quanto la filosofia potesse confondersi con la vita di chi ne intrapren-
de lo studio. «Negli anni passati in Germania, in un campo di concentramento, la
grande ombra di Vico venne a trovarmi e mi sembrò di sentire che tutta la sua opera
era stata una lotta ‘eroica’ contro la
ingens sylva
della barbarie. […] Ho sentito sempre
nella mia vita, ma ora principalmente, dopo l’esperienza del Lager, che mi ha liberato da
molti errori, come sia decisiva la fedeltà alle immagini che ci sono apparse nei momenti
decisivi, nei momenti in cui eravamo migliori, disposti ad accettare in pace la morte» (cfr.
Lettere dal Carteggio di Enzo Paci con B. Croce e F. Nicolini
, a cura di A. Vigorelli, in
«Rivista di storia della filosofia» I, 1986, p. 103). Sulla relazione tra l’esperienza bellica e
lo studio dell’opera vichiana in Paci, cfr. A. V
IGORELLI
,
L’esistenzialismo positivo di Enzo
Paci. Una biografia intellettuale (1929-1950)
, Milano, 1987, pp. 215-232.
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