LACIFRANELTAPPETO
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badi, quella polarità dialettica ha un ruolo dinamico: non uno stanco
riproporsi, ma disposizione al nuovo,
immer wieder
, sicché il movi-
mento, cui quello stilema rimanda, ha una direzione, un’intenzionalità:
dalla
penia
a
poros
, dall’
ingens sylva
alla storia, dal regno delle opera-
zioni anonime al
telos
della verità, dall’esistenza al valore. Tale quadro
di riferimenti imporrà, inevitabilmente, la questione dell’irreversibilità
e del consumo temporale.
Dunque, a nostro avviso, Paci torna a Vico perché l’enciclopedia
non attiene all’
aperte cognoscere
dell’
intelligere
vichiano, non riguarda
l’aperto palesarsi di tutte le relazioni estrinseche ed intrinseche delle
cose ma sottende invece il
cogitare
, dunque il parziale, il diviso.
Divide-
re
, però, ove si presupponga un primo vero, significa anche
diminuire
,
tanto che, ricorda Vico nel
De antiquissima
, ‘minuere’ accorpa entram-
bi i significati,
«
come a dire che le cose che dividiamo non sono più
quelle che erano quando erano unite, ma sono ridotte, mutate, corrot-
te
»
4
. È esattamente questa
corruzione
che interessa Paci, perché ricon-
duce al tempo, alla corrosione delle forme e alla necessità di una loro
diuturna ricostituzione.
Ecco, la predilezione di Paci per la
genetische Phänomenologie
na-
sceva dalle medesime esigenze: mostrare che l’essenza husserliana deve
misurarsi con la temporalità, non un residuo statico ma dinamico la cui
genesi non attiene al fatto ma al
farsi
,
immer wieder
, sempre di nuovo
5
.
E dunque che la fenomenologia può proporsi come enciclopedia solo
a patto di rinnovarsi nella
Lebenswelt
.
Sotto questo medesimo profilo ritorna anche Platone, la cui ricerca
di unità di senso del sapere deve attingere alla
δόξα
per guardare al-
l’
πιστήµη
, alla
penia
dell’eros per rendersi
poiesis
rivolta alla verità. In
4
G. V
ICO
,
De antiquissima Italorum sapientia
, a cura di M. Sanna, Roma, 2005, p. 23.
5
Questo tema, la cui densità rende impossibile una trattazione esauriente in questa
sede, è una delle cifre principali dell’interpretazione husserliana di Paci. Come prima
introduzione cfr. E. P
ACI
,
Funzione delle scienze e significato dell’uomo
, Milano, 1963,
in partic.
La fondazione e la funzione delle scienze
, pp. 53-65; I
D
.,
Tempo e relazione
intenzionale in Husserl
, in «Archivio di Filosofia» I (1960): «la
stessa essenza
è fondata
su una relazione temporale, sul concreto fluire del tempo. L’essenza è lo stile di un
fluire che rivela ciò che di esso permane, ciò che appunto, è ‘essenziale’» (p. 25).
Questo è anche il piano della critica paciana all’essere heideggeriano inteso come
feticizzazione dell’intenzionalità husserliana. Cfr. I
D
.,
Tempo esistenza e relazione
, in
Il
nulla e il problema dell’uomo
,
Opere di Enzo Paci
, Milano, 1988, pp. 116-141. Il saggio
in questione risale al 1959 e non è pertanto presente nella prima edizione dell’opera
pubblicata a Torino nel 1950.
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