LACIFRANELTAPPETO
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L’intuizione del tempo, nell’immagine mitica, segna la fine della
temporalità caotica del mito e l’inizio, nella storicità, della temporalità
irreversibile
21
e sequenziale della civiltà
22
.
Otto anni dopo la pubblicazione, così Enzo Paci commentava il suo
Ingens sylva
:
scopo fondamentale di quell’opera […] era quello di correggere l’in-
terpretazione idealistica di Vico facendo notare che anche Vico si era po-
sto il problema della Natura
23
.
Per tale ragione Lucrezio viene proposto come quinto
auttore
di
Vico e la tonalità pessimistica delle prime opere del filosofo napoleta-
no viene affiancata ai primi tratti di una nascente coscienza storica
24
.
In tal senso, Paci propone un’ipotesi alternativa ad una certa inter-
pretazione ottimistico-provvidenziale della filosofia vichiana che aveva
considerato le opere giovanili, prima fra tutte gli
Affetti di un dispe-
rato
25
, come momento di debolezza e di giovanile sconforto del Vico.
Del resto, Croce riconosce negli
Affetti
una mera
«
tragedia priva di
21
I
D
.,
Il significato dell’irreversibile
, in «Aut Aut» I (1951), pp. 11-17.
22
Cfr.
Ingens sylva
, cit., p. 139. L’idea di una sintesi positiva e creatrice, simbolica-
mente presente nel mito platonico, viene utilizzata da Paci anche nella collocazione
della sua filosofia dell’esistenza come testimonia il saggio
Eros e Natura
, in I
D
.,
Esisten-
zialismo e storicismo
, Milano, 1950, pp. 225-249.
23
I
D
.,
Dall’Esistenzialismo al Relazionismo
, Messina-Firenze, 1957, p. 6. Sul tema
della Natura in Vico vari riferimenti all’interpretazione paciana si trovano nel recente
saggio di R. V
ITI
C
AVALIERE
,
L’idea di ‘nascita’ in Vico
, in
Il corpo e le sue facoltà. G. B.
Vico
, a cura di G. Cacciatore, V. G. Kurotschka, E. Nuzzo, M. Sanna e A. Scognami-
glio, in «Laboratorio dell’ISPF» (
) II (2005) 1, in partic. pp.
243-251.
24
Per le riserve espresse da Croce riguardo le considerazioni paciane su Lucrezio
si veda la lettera del 4 ottobre 1948 di Croce a Paci, in
Lettere dal Carteggio di Enzo
Paci con B. Croce e F. Nicolini
, cit., p. 99.
25
G. V
ICO
,
Affetti di un disperato
[1692], in
L’Autobiografia il Carteggio e le Poesie
varie
, seconda ed. a cura di B. Croce e F. Nicolini, Roma-Bari, 1929, pp. 313-317. Ci
sembra utile, ai fini del discorso, riportare l’
incipit
della Canzone dove già si canta dei
martiri
sentiti e non conosciuti: «Lasso, vi prego, acerbi miei martìri, / a unirvi insiem
ne la memoria oscura, / se cortesi mai sète in dar tormento; / poiché son tanti, che lo
mio cor dura, / di mille vostre offese i vari giri, / ch’i’ non ben vi conosco e pur vi sen-
to: / talché di rimembrar meco paventole mie sciagure» (ivi, p. 313).
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