ENRICONUZZO
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aggiunto che si trattò di un interesse con il tempo allargatosi significa-
tivamente, e determinatosi in un’importante definizione storiografica
del pensatore napoletano, di più, in un giudizio sulla sua fisionomia
teorica e sulla sua collocazione storica, nel quadro di un assai ampio
contesto culturale, dal quale risulta ancora difficile prescindere in pa-
norami e prospettive di ricerca, tanto più, poi, in disegni di ‘storie cul-
turali’ degli studi vichiani.
Anche ciò doverosamente aggiunto, e anzi proprio in ragione di
ciò, occorrerà dire ancora qualcosa in genere sugli ‘autori’ di Garin, e
sui suoi ‘studi’ su Vico, a proposito di Vico: anche per rispondere alla
domanda se, addirittura, sia appropriato parlare in senso stretto, di
‘studi vichiani’ (invece che, magari, di interventi, contributi) di Garin,
se per studi debbono intendersi contributi larghi, e soprattutto ‘siste-
matici’, concentrati sul pensatore napoletano.
In verità la risposta appare piuttosto facile a chi conosca i convinci-
menti teorico-metodologici di Garin in materia di sapere storico-filo-
sofico, e dunque di ‘filosofia’ e di ‘cultura’, ai quali il suo imponente
lavoro storiografico è stato assolutamente fedele: anche per la buona
ragione che nel vivo di esso quelli si sono prodotti e confermati. Erano
infatti convincimenti profilatisi precoci in una presto assai rilevante
pratica storiografica, e poi maturati nel corso di un assiduo ripensa-
mento in chiave eminentemente ‘metodologica’ dei caratteri e del si-
gnificato del sapere storico-filosofico, e naturalmente della stessa idea
di filosofia
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. Con tale ripensamento, in particolare negli anni ’50, Garin
domanda può sembrare subito tanto sbagliata da non avere neppure il diritto d’esser
posta. L’importanza dei contributi gentiliani agli studi vichiani è fuori discussione, così
come indiscutibile la costanza dell’attenzione rivolta da Gentile a Vico per tutta la
vita». È l’
incipit
di uno dei più densi saggi vichiani di P. P
IOVANI
,
Il Vico di Gentile
,
in
«La Cultura» XIV (1976), pp. 214-254; poi anche in
Enciclopedia ’76-’77
,
Il pensiero di
Giovanni Gentile
, Roma, 1977; ma raccolto infine nel volume, da cui qui cito,
La filo-
sofia nuova di Vico
, a cura di F. Tessitore, Napoli, 1990, p. 265.
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Non è chiaramente il caso di inoltrarsi in un minuto resoconto degli interventi di
carattere teorico-metodico di Garin (con contributi che peraltro emergono preziosi
anche dall’interno degli scritti di ravvicinata ricerca storiografica), dei dibattiti nei
quali si inserirono e che contribuirono ad alimentare. Si tratta peraltro di interventi e
dibattiti ben noti, sui quali si è consolidata una folta letteratura critica, alla quale in li-
nea generale si può rinviare. Qualche richiamo a vedute di Garin (espresse in ispecie
nei testi raccolti in
La filosofia come sapere storico
), funzionale al discorso qui condot-
to, è opportuno che anche in queste pagine vada presto fatto. In un contributo che ap-
pare in questo «Bollettino», che si apre nei nomi congiunti di Garin e Piovani, mi sarà