ANNARITA PLACELLA
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Un discorso a parte merita il
Prologo
al
Palamede.
Alle carte 37r-44r
del Codice Ottoboniano latino 3096 conservato presso la Biblioteca
Apostolica Vaticana, che contiene anche i manoscritti (carte 6r-37v)
dei quattro
Prologhi
editi da Quondam, è presente un testo, cc. 37r-
44r, che ha per titolo semplicemente
Prologo
ed è tuttora inedito
.
Que-
sto testo evidentemente era stato nelle intenzioni iniziali il
Prologo
al
Palamede
, ma già all’altezza della redazione del manoscritto dell’Otto-
boniano Gravina aveva deciso di trasformarlo nel
Prologo
generale alle
Tragedie
da pubblicare nell’edizione del 1712,
al quale apportò im-
portanti varianti, soprattutto tagli, come vedremo subito, rispetto alla
redazione manoscritta. Il fatto che questo
Prologo
fosse nelle intenzio-
ni iniziali dell’autore quello al
Palamede
si evince da due elementi. Il
primo è che in esso si fa riferimento al personaggio di Palamede (cc.
43r-44r) e alla tragedia omonima. Il secondo è che ai versi 77-88 del
Prologo
all’
Andromeda
,
poi
edito da Quondam, Gravina dice che nel
precedente
Prologo
al
Palamede
(riferendosi evidentemente a un prece-
dente ordine di composizione dei
Prologhi
: nell’Ottoboniano il
Prologo
al
Palamede
è conservato dopo gli altri perché Gravina lo aveva isolato
dai precedenti avendo deciso di pubblicarlo come
Prologo
generale
alle
Tragedie cinque
) aveva trattato della cattiva usanza degli scrittori
italiani di scrivere tragedie su imitazione di quelle di altre nazioni
112
:
tale discorso è presente nel
Prologo
senza titolo dell’Ottoboniano rima-
sto inedito alla c. 38r, che deve quindi necessariamente essere il
Prolo-
go
al
Palamede.
Tale critica ai tragediografi contemporanei è presente
anche nel
Prologo
generale alle
Tragedie
dell’edizione del 1712
113
, dove
è infatti confluito parte di quello che in origine era il
Prologo
al
Pala-
mede
del codice Ottoboniano. I tagli che esso subisce nella riduzione a
Prologo
generale edito sono relativi al personaggio di Palamede (che non
avevano più senso in un
Prologo
a tutte le
Tragedie
) e alla polemica con-
tro Settano. Nell’edizione del 1712, inoltre, gli accenni polemici sono
davvero esigui, si parla in generale della «corte» (comprendiamo che è
quella romana soltanto perché a questa Gravina fa riferimento nei
Pro-
112
«Composte di falsi caratteri, / di cui gli affetti a tanto eccesso arrivano / che di
natura vanno fuor dell’ordine» (
Prologo dell’
Andromeda, p. 288,
vv. 86-88).
113
Nel
Prologo
, che, nell’edizione del 1712, non contiene indicazione di pagine né
di versi, questo discorso è presente sia alla pagina seconda (dove se la prende con il
«furor» e la «demenzia / Di quei, che con le regole si scuotono / Della ragione il freno
necessario / […] / E di natura ogni legge sovvertono […] / Quasi la poesia turbasse
l’ordine / Della natura») che alle pagine settima e ottava («ne meno è convenevole/
[…] / Portare affatto fuor di consuetudine, / O contro il corso natural degli uomini»).