ANNARITA PLACELLA
110
[…], passa ad un ripiegamento sulle prerogative di potere ottenute,
legandosi da presso al sovrano»
121
. Lo stesso Capasso prende le parti del
sovrano assoluto nel suo discorso «
Se la ragion di stato possa derogare
alla legge naturale
,
nella quale la ragione del sovrano assoluto domina le
pretese avanzate dai sostenitori della legge naturale»
122
. Le
Tragedie
,
perciò, proprio con il loro pessimismo sulla possibilità del sapiente di far
trionfare la giustizia contro la prepotenza di tiranni o di caste ristrette,
esprimono una coraggiosa critica, da parte di Gravina, nei confronti del-
la reale involuzione che stava vivendo negli anni della scrittura delle
Tra-
gedie cinque
, il ceto medio dei «sapienti» che ha un ruolo centrale anche
nella produzione giuridico-politica di Gravina oltre che in quest’opera.
Si può parlare dunque di pessimismo costruttivo per le
Tragedie
gravi-
niane. E la riprova della riuscita delle allusioni critiche di Gravina al
ceto civile napoletano sta proprio negli attacchi che
Le Tragedie
subi-
rono nel Regno di Napoli, capitanati da Capasso, che non si spiegano
con la semplice presa in giro del basso valore estetico di esse.
Capasso ridicolizzò Gravina col suo
Proloco
123
, parodia del
Prologo
graviniano. Lo stesso Capasso scrisse una tragedia, l’
Otone
124
, per dare
‘lezioni’ a Gravina su come si componesse un’opera appartenente a
quel genere letterario. Un’altra risposta polemica alle tragedie di Gra-
vina fu lo stimolo dato da Capasso a Pansuti a scrivere anch’egli delle
tragedie: a lavoro ultimato le elogiò molto, senza forse far caso al loro
impianto classicheggiante che ricordava molto da vicino quelle di Gra-
vina. Anche se il risultato estetico delle sue
Tragedie
non fu certamente
alto, Gravina riuscì comunque a conseguire il fine che era stato anche
quello di Maffei: stimolare i letterati italiani a scrivere tragedie. Infatti,
su imitazione di Gravina furono scritte a Napoli altre tragedie ‘letterarie’
caratterizzate da struttura classicheggiante: quelle di argomento cristia-
no
di Marchese, Lorenzo Brunassi, Giov. Gius. Giron, Nicolò Crescen-
zo e Scipione Cigala, e le più tarde di Sarcone
125
. Ma né le posizioni di
Gravina (cui si rifanno gli autori citati) né quella anti-graviniana di Ca-
121
L
UCIANI
,
op. cit.
, p. 64.
122
Edito in M. D
ONZELLI
,
Natura e humanitas nel giovane Vico
, Napoli, 1970, pp.
156-163, citato da L
UCIANI
,
op. cit.
, p. 65 n.
123
In N. C
APASSO
,
Varie poesie
, Napoli, Stamperia simoniana, 1761, pp. 112-123.
124
In
I
D
.,
Le Opere di Nicola Capasso la maggior parte inedite
, a cura di C. Mormi-
le, Napoli, Domenico Sangiacomo, 1811, vol. I.
125
Per questi tragediografi vedi F. C. G
RECO
,
Teatro napoletano del ’700
, Napoli,
1981, pp. XXVIII, XLIV, CXV.