«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
111
passo attecchirono in una pratica del teatro che a Napoli aveva radici in
una «decennale penetrazione del gusto teatrale spagnolo, semplificato
ed esteriorizzato nel senso del meraviglioso, del ricco, del romanzesco,
e, soprattutto, di una ‘medietà’ tra tragedia e commedia»
126
.
Gravina era entrato in polemica, in relazione alle rispettive produ-
zioni teatrali, con Pier Jacopo Martello e Scipione Maffei. È lo stesso
Pier Jacopo Martello, nel suo
Femia sentenziato
127
, a rendere conto
delle polemiche letterarie in cui Gravina era entrato con Martello stes-
so e con Maffei. Quest’ultimo aveva sollecitato Gravina a farsi an-
ch’egli paladino del Teatro tragico italiano, contro gli attacchi dei
Francesi, con la scrittura delle sue cinque tragedie.
Nella lettera a Muratori, alla quale ho già accennato, Maffei collega
le tragedie graviniane alle proprie iniziative tese a promuovere il teatro
italiano nel contesto della polemica italo-francese: «Che dirà ella,
quando intenderà che l’Ab. Gravina a mia richiesta, ne ha composte 5,
che ho già in mano? Così non fossero troppo belle, e troppo lontane
dal genio corrente»
128
. Con quest’ultima frase Maffei sottintende l’im-
praticabilità scenica delle tragedie graviniane
129
.
126
Ivi, p. LXXV. Per tale motivo si spiega «il non attecchire, dopo le
Tragedie cin-
que
(1712) e il
Della Tragedia
(1715) del Gravina apparsi in Napoli, di una problema-
tica tragica che non poteva trarre dalla scrittura […] del Gravina […] o dalla posizio-
ne antigraviniana di Nicola Capasso, autore dell’
Otone
,
sufficiente conforto e stimolo
[…]. Tale discussione sul tragico non attecchiva in Napoli per la sua distanza rispetto
alla pratica del Teatro» (
ibid.
).
127
P. J. M
ARTELLO
,
Il Femia sentenziato, favola di Pier Jacopo Martello con Postille
e Lettera apologetica inedita e la Vita scritta da lui stesso
, Bologna, Commissione per i
testi di lingua, 1968; questa edizione, dalla quale cito, riproduce in ristampa fotomec-
canica l’edizione di Gaetano Romagnoli, Bologna, 1869.
128
Lettera datata «23 agosto 1710», in S. M
AFFEI
,
Epistolario
, cit., vol. I, pp. 53-54.
In una lettera a Vallisnieri (senza data, «ma pare scritta prima di quella 23 agosto 1710»,
ivi, p. 52, nota 1 di C. Garibotto) Maffei si lamenta di Giacometti, che tarda a fargli per-
venire le tragedie graviniane: «Son fatte a mia richiesta, e per me, ed è però giusto, ch’io
le abbia prima degli altri» (ivi, p. 52). Maffei si gloria del suo ascendente su Gravina, e
queste sue parole richiamano quelle della
Prefazione
al
Teatro Italiano
: «Il Maffei eccitò
con lettere in più parti rari ingegni a scriver Tragedie; fra questi il Gravina […] in capo a
tre mesi cinque Tragedie scritte a mano consegnò a un dotto soggetto che s’incamminava
verso Verona» (S. M
AFFEI
,
Prefazione
a
I
D
.,
Teatro italiano, o sia scelta di 12 tragedie per
uso della scena
, 3 voll., Verona, Vallarsi, 1723-1725, vol. I, p. XIII).
129
L’unica tensione drammatica delle tragedie di Gravina riguarda i contenuti
filosofici e ideologici. Nel
Parere
del 10 settembre 1712 premesso alla edizione origina-
le delle
Tragedie
graviniane, Vico punta sugli «altissimi sensi della più riposta Filoso-
fia» e riconosce alle
Tragedie
il merito di far «signoreggiare la vera Imitazione sopra