«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
113
in data 4 ottobre 1711 inviò a tutti i pastori d’Arcadia, invitandoli a rimanere
entro il vecchio sodalizio e a dar la parola d’onore di non iscriversi né pale-
semente né segretamente fra gli Arcadi ribelli capitanati dal Gravina
133
.
Un importante documento di questo episodio è la lettera di Maffei a
Crescimbeni datata «Verona, 14 gennaio, 1712»
134
. Questa lettera docu-
menta il personale coinvolgimento di Maffei, in quanto Vicecustode della
colonia d’Arcadia veronese, nella vicenda della scissione d’Arcadia, in
quanto Maffei dichiara la sua fedeltà all’Arcadia ‘ortodossa’, ‘tradendo’ in
questo modo l’amico Gravina che gli aveva dedicato il
Della divisione.
Come Maffei, anche Vico dichiara la propria fedeltà all’Arcadia di
Crescimbeni in una lettera dell’11 giugno 1712
135
, dichiarando, infine,
a proposito dell’Arcadia dissidente:
non ha dubbio, che giustamente manchi in me la volontà di esservi annove-
rato. Prego V(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma a ricevere benignamente questa
mia giustificazione
136
.
Ritornando alla velata polemica teatrale tra Gravina e Maffei, il pri-
mo utilizza la stessa tecnica usata dal secondo nella lettera sopra citata
a Muratori di sottintendere, nell’elogiarla, una critica alla
Merope
nella
133
S. M
AFFEI
,
Epistolario
, cit., vol. I, p. 87, nota 1 di C. Garibotto.
134
Ivi, pp. 87-88.
135
G. V
ICO
,
Epistole. Con aggiunte le epistole dei suoi corrispondenti
, a cura di M.
Sanna, Napoli, 1992, pp. 84-86; d’ora in poi
Epist
. Importante, in questa vicenda, an-
che la testimonianza di Metastasio. Alla morte di Gravina il giovane poeta era entrato
a far parte dell’Arcadia romana e in una delle adunanze aveva recitato in sua memoria
il poemetto in terzine
La strada della gloria
,
i cui riecheggiamenti danteschi si rifanno
al suo insegnamento e alla sua diffusione dell’opera dantesca. L’anno successivo, però,
Metastasio abbandona Roma, motivando la sua scelta con il risentimento ancora pre-
sente nell’Arcadia romana nei confronti di Gravina: «I miei domestici interessi mi tra-
sportarono, già molti mesi sono, in Napoli, e mi ci ritenne poi la considerazione del
pertinace odio che ancor si conserva in Roma non meno al nome che alla scuola tutta
dell’abate Gravina, beata memoria, mio venerato Maestro. Qual odio, se non in tutto
almeno in parte, si è trasfuso, e come discepolo eletto e come erede, sovra di me» (let-
tera
A Francesco d’Aguirre
, Napoli, 23 dicembre 1719, in P. M
ETASTASIO
,
Epistolario
,
voll. III-V, 1952-1954,
in
Opere
,
5 voll., a cura di B. Brunelli, Milano, 1951-1965, vol.
III, p. 30, citato in A. Q
UONDAM
,
Filosofia della luce e luminosi nelle Egloghe del Gra-
vina. Documenti per un capitolo della cultura filosofica di fine Seicento
,
con
Prefazione
di N. Badaloni, Napoli, 1970, p. 16).
136
G. V
ICO
,
Epist.
, pp. 85-86.