ANNARITA PLACELLA
114
lettera al Veronese riportata da Becelli nella sua introduzione all’edi-
zione del 1730 della stessa: «La vostra tragedia non poteva veramente
esser migliore, per bandir dal Teatro l’infamia, e la mostruosità presen-
te, e per la vera espressione della Natura tanto incognita a quei tragici
stranieri, ch’oggi fanno tanto rumore. Trovandosi il popolo così male
avezzo, non dee esser disgustato dall’antica severità, dalla quale io non
mi son saputo astenere: onde Voi avete saputo meglio conseguire il no-
stro comun fine»
137
. Pur lodando Maffei che, assecondando i gusti del
pubblico, è riuscito a fargli accettare il genere della Tragedia e a rendere
quindi possibile la riforma del teatro, Gravina sembra non apprezzare
né la distanza della
Merope
dal classicismo che invece caratterizza le
Tra-
gedie cinque
, né il modo di Maffei di adattarsi alle aspettative del grande
pubblico
138
. Se letta in tal modo, questa affermazione di Gravina com-
proverebbe la veridicità di quanto Pier Jacopo Martello attribuisce a
Gravina stesso nella sua
Ritirata del Femia
, e cioè, come vedremo subito,
che Gravina avrebbe parlato male pubblicamente della
Merop
e
139
.
137
La lettera di Gravina è riportata da Becelli nella sua introduzione all’edizione
della
Merope
in S. M
AFFEI
,
Teatro del Sig. Marchese Scipione Maffei
, Verona, Tumer-
mani, 1730; si tratta senza dubbio di quella cui Quondam fa riferimento nell’
Apparato
critico
alla sua edizione
del
Della divisione
: «Di questa lettera non c’è traccia tra le
opere edite o inedite graviniane e spiace non poterla utilizzare per ricostruire il pensie-
ro del Gravina sui problemi del teatro» (A. Q
UONDAM
,
Apparato critico
, in G. G
RAVI
-
NA
,
Scritti critici e teorici
, cit., p. 680)
.
Quondam cita il brano dello «stampatore a chi
legge» premesso all’edizione veronese del ’26 delle due lettere di Gravina a Maffei
Della divisione d’Arcadia
e
De poesi
(edite in A. G
UIDI
,
Poesie d’Alessandro Guidi non
più raccolte con la sua vita nuovamente scritta dal signor canonico Crescimbeni e con due
ragionamenti di Vincenzo Gravina
, Verona, Tumermani,
1726): «Del sentimento qui
espresso [nelle due lettere a Maffei], che nella tragica superiamo l’altre nazioni ma sia-
mo molto inferiori agli antichi, si ritrattò in una lettera dove parla d’una moderna tra-
gedia, qual lettera io molto volentieri avrei qui posta, se da chi la conserva avessi potu-
to ottenerla» (citato da Quondam in G. G
RAVINA
,
Scritti critici e teorici
, cit., p. 680).
Questa lettera del
’
30 di cui ho riportato, nel testo, uno stralcio, analogamente alle due
opere che lo stampatore stesso stava introducendo, era indirizzata a Maffei, e fu edita
solamente quattro anni dopo (come ho appena detto, nell’introduzione all’edizione del
1730 della
Merope
) la data di pubblicazione del
Della divisione
e del
De poesi
e dalla
stessa casa editrice. «La moderna tragedia» (cui fa riferimento lo «stampatore» nel
brano citato del ’26) elogiata da Gravina non poteva essere che la
Merope
, che aveva
dato il via alla riforma del teatro tragico italiano nel Settecento. La fortuna della
Merope
è ricostruita in V. P
LACELLA
,
op. cit
.
138
Ivi,
f. 3, pp. 330-331.
139
Ivi, p. 330.